martedì 30 dicembre 2008

Programmazione 1 e 2 settimana Gennaio 2009


Circolo Culturale e del Commercio Equo e Solidale
CHAIKHANA


Via de Amicis, 13
Roseto degli Abruzzi (Te)
393/0344170


PROGRAMMAZIONE MESE GENNAIO 2009.
PRIMA E SECONDA SETTIMANA.


Giovedì 01
FELICE ANNO A TUTTI!!!
Si festeggia il nuovo anno!
Venerdì 02 e sabato 03
Tombolata a premi poi cornetti caldi con cioccolata e marmellata equo e solidale.

Domenica 04 ore 21: DJ SET ANDREAS. JAH FAMILY SOUND

Lunedì 05 ore 21:
READING DI POESIE “Stati d’Animo” a cura di RECANATINI ANTONELLO. Poesie di Liliana Ianni(autrice del libro Stati d’Animo edizione IL FILO e vincitrice di numerosi premi letterari e riconoscimenti nazionali e internazionali) Giuseppe Collevecchio( medico e scrittore Rosetano), Simone Cicolone, Roberto Iaconi, Rossella Montese, Evila Tovar e Antonello Recanattini(cantante e poeta) Leggono gli attori Marco Monachese e Anita di Marcoberardino.

Martedì 06 ore 21 Aspettando la befana con Pap Kam in concerto!

Giovedì 07 ora 21
Inizio Rassegna “I colori dell’Arte” Prima serata: “ I colori dell’Anima-Modigliani.

martedì 4 novembre 2008



Via de Amicis, 13 64026 Roseto degli Abruzzi.

www.myspace.com.chaikhana



Programazione Novembre 08'




Giovedì 06 novembre ore 21: 00

Rassegna Tributo “Michelangelo Antonioni”. A cura di Giuseppe Collevecchio.

Proiezione del Film “L’Avventura”

Premio speciale della giuria al Festival di Cannes 1960 e Nastro d'Argento a Giovanni Fusco per la miglior musica.




Domenica 09 novembre ore 18

Presentazione del “Quaderno di Poesia” di Cornelius Mine-Haha. Con Video Proiezione e accompagnamento musicale a cura del Autore.

Giornale di Monza: “…Visionario e coraggioso Quaderno di poesie di Cornelius Mine-Haha, raccolta di testi poetici che stravolgono l’idea classica della poesia…”.

Finalista al Concorso Internazionale “Cesare de Lollis” A Chieti, Ottobre 2008.




Martedì 11 novembre ore 20

Festa di San Martino! Castagne e vino novello con musica dal vivo.




Giovedì 13 novembre ore 21

Continuando con la rassegna “Tributo a Michelangelo Antonioni”.

A cura di Giuseppe Collevecchio.

Proiezione del Film “ L’eclisse”

Film dell’anno 1961 da subito amatissimo in Giappone.




Sabato 15 novembre ore 22

Serata in musica anni '70-'80.




Lunedì 17 novembre

Apertura mostra scultorea dell'artista locale Giuliano Lamolinara, opere visionabili all'interno del circolo culturale chaikhana fino al 29 novembre.




Giovedì 20 novembre ore 21

Libera Ri-Lettura di “Romeo e Giulietta di W. Shakespeare. A cura di Giuseppe Collevecchio.


Sabato 22 novembre ore 21

Proiezione del film dossier:

“Cosa farò da piccolo”: lavoro minorile e diritti dei bambini, dallo sfruttamento al

commercio equo.

A seguire come ospite della serata: Rappresentante del Comitato per i Diritti Umani da Milano BARBANOTTI VITTORIO.




Giovedì 27 novembre ore 21

Cortometraggio “Urla nel buio” (2006).

Attore protagonista: Giuseppe Collevecchio.

Regia Marco Fattori. Presente alla serata come ospite d’onore.




Venerdì 28 novembre ore 21

Presentazione del libro “CIOCCOLOSE FIABE”. A cura di Sara Ongaro della Cooperativa Quetzal di Modica.

Presentazione del libro per un pubblico di adulti e in particolare per gli insegnanti (libro e cd rom didattico per lavorare a partire dal cacao).




Sabato 29 novembre ore 21

Incontro con l'artista Giuliano Lamolinara e chiusura della mostra scultorea.







Per motivi che prescindono dalla direzione del circolo culturale Chaikhana le date e gli eventi potrebbero essere ampliati o spostati.

mercoledì 22 ottobre 2008

Carovana Antimafia in Abruzzo


A Pescara mercoledi 22
La carovana antimafia arriva in Abruzzo

La Carovana antimafie è una iniziativa organizzata da Libera, Arci e Avviso Pubblico, un lungo viaggio di oltre due mesi, circa 100 tappe che toccheranno tutte le Regioni d’Italia con appuntamenti itineranti, volti a sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alle mafie, sulla sicurezza sul lavoro e la lotta a qualsiasi forma di razzismo con modalità di coinvolgimento diverse: dal momento di riflessione ed incontri con magistrati e familiari di vittime di mafie a quello di gioco, dal convegno allo spettacolo, dalla proiezione di film all' animazione per i più piccoli.
La 12° Carovana Nazionale antimafia sarà dedicata al 60° anniversario della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Partita da Roma il 13 ottobre si muove verso due diverse aree geografiche del paese: Sud, Centro e Nord, per ricongiungersi a metà dicembre nella tappa finale a Comiso in provincia di Ragusa.
Dal canto suo, l’Abruzzo aprirà la Carovana in direzione sud il 22 ottobre p.v., alla presenza del Presidente nazionale di Libera, nonché suo fondatore, Don Luigi Ciotti. La presenza in Abruzzo di una delle figure più emblematiche della lotta alle mafie ed alle illegalità in genere, vuole essere un atto di riconoscimento dell’impegno quotidiano di tutti gli abruzzesi e, allo stesso tempo, un forte gesto simbolico di sostegno ad un territorio che nelle ultime settimane ha dovuto subire l’onta di ripetuti scandali giudiziari e politici.

utti gli esseri umani nascono libri ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni
verso gli altri in spirito di fratellanza

Mercoledì 22 ottobre 2008
10:00 presso I.T.C. “Emilio Alessandrini” di Via Carmine D’Agnese, Montesilvano
apertura della Carovana antimafia 2008 direzione Sud alla presenza di Don Luigi Ciotti
17.30: Don Luigi Ciotti interverrà
presso il Cinema Teatro “Massimo” di Pescara (sala 2)
per tutta la cittadinanza. INGRESSO LIBERO

Sabato 25 Ottobre 2008
presso il Teatro della Parrocchia Cristo Re dei Gesuiti - Via del Santuario, 160 Pescara
17:30 Live music: Michele Ladogana e Fabio Della Cuna Jazz Duo
con intermezzo letterario di Sabrina Iansante e Sandra Granchelli
Apertura con brani di musica jazz e lettura di stralci scritti dalle vittime della mafia
18:00 tavola rotonda : "Quale mafia in abruzzo? Corruzione, usura, riciclaggio "
parteciperanno:
Avv. Enza Rando (Libera)
Ennio Di Francesco presidente dell’associazione “E.Alessandrini”
Tenente Colonnello Leonardo Matera, Comandande del Nucleo Polizia Tributaria di L’Aquila
Alberto Corraro (Sportello antiusura di Pescara – Adiconsum)
Coordatrice: Daniela Senepa (giornalista di Rai3)
20:10 Buffet : "I sapori della legalità"
Buffet con i prodotti di Libera Terra e del Commercio equo e solidale messi a disposizione gratuitamente dal Il Mandorlo, Primovere e Khorogocho di Pescara
21:10 Cineforum : "Biùtiful cauntri" regia di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio, Peppe Ruggiero
Interverranno:
Angelo Di Matteo (Presidente di Legambiente Abruzzo)
Fabrizia Arduini (Coordinamento per la tutela della costa teatina)




348 6016819
pescara@libera.it
www.carovanaantimafia.it
www.arci.it
pescara@arci.it
www.avvisopubblico.it

mercoledì 27 agosto 2008

Solidarietà all'Associazione Baobab. Inoltro petizione...

Salve a tutti. Mando questa mail con preghiera di diffusione e di sottoscrizione. Stiamo chiedendo un incontro formale con il segretario provinciale del Partito Democratico Moreno Di Pietrantonio per avere una risposta certa sui tempi e modi di consegna dello spazio promessoci al termine di un bando che ci vede al primo posto in graduatoria. Grazie



Stiamo chiedendo un incontro formale con il segretario provinciale del Partito Democratico Moreno Di Pietrantonio per avere una risposta certa sui tempi e modi di consegna dello spazio promessoci al termine di un bando che ci vede al primo posto in graduatoria. Grazie
Stiamo riconsegnando alla Ecam la sede di via N.Sauro, per l’impossibilità di far fronte ai costi economici di una sede che , tra affitto, bollette etc., arriva a più di 1000 € al mese. Nei mesi estivi, poi, con le attività della scuola che si fermano, rimangono solo i costi.


Si’, in sostanza non avremo più una sede.
Alla riapertura dei corsi ( ottobre) o continueremo gli stessi alla Ecam, pagando l’affitto per le ore impegnate o attiveremo i corsi altrove ( stiamo studiando cosa fare).
Questa notizia , molto amara, mi/ci fa riflettere ancora di più sul senso delle promesse, finora seminate a vuoto, da questa amministrazione comunale. Saremmo da più di un anno vincitori di un bando pubblico ( insieme ad altre associazioni) per l’utilizzo dell’ex Tribunale, cioè della porzione rimasta libera di esso, visto che il blocco più grande è già stato concesso gratuitamente ( e con le bollette a carico del Comune) alla Fondazione Flaiano. Forse il Sindaco non ha trovato ancora il tempo di consegnare le chiavi?


In conclusione, malgrado l’intensa attività dell’Associazione , che da quest’anno lavora anche con i diversamente abili, malgrado le tante iniziative che, con spirito volontario e grande sacrifici abbiamo realizzato ( quest’anno anche un corso estivo con i bambini di Rancitelli, frequentato da più di 50 ragazzi, entusiasti e tolti dalla strada e con cui abbiano realizzato un disco), malgrado i progetti di cooperazione internazionale e di politiche tese a favorire l’incontro e la collaborazione tra popoli, uomini e donne – per finire i lavori della Maison, abbiamo fatto delle anticipazioni ricorrendo a prestiti con le banche in attesa dell’erogazione dei fondi della Regione , cui io rispondo personalmente – da parte dell’Amministrazione è rimasta del tutto assente la necessaria attenzione per una realtà come la nostra, che non ha eguali in Italia per la trasversalità delle iniziative.
Ricordo ancora che , con la Scuola Baobab, abbiamo realizzato concerti in tutto il centro Italia, spesso gratuitamente, a favore di tante associazioni; abbiamo prodotto e realizzato con la B.I.O. Baobab International Orchestra un disco che uscirà in Italia il 28 agosto, in collaborazione con Rai Trade e distribuito da Il Manifesto, di cui vi daremo notizie dettagliate prossimamente; riceviamo attestati di stima e di apprezzamento sul lavoro che facciamo da tutt’Italia e da tanti paesi in Europa e Africa, ma evidentemente tutto questo non è sufficiente per farsi ritenere degni di fiducia e “risorsa” positiva del territorio, a cui poter consentire una sede operativa…


Insomma, avrete capito che sono/siamo un po’ demoralizzati e che è in gioco la sopravvivenza stessa di questa realtà, faticosamente costruita negli anni.


Dietro suggerimento e invito di Associazioni locali e anche di extracomunitari presenti sul nostro territorio , stiamo pensando ad una raccolta di firme da sottoporre al Sindaco per forzare i tempi delle decisioni della politica, che al nostro sguardo appare sempre più distaccata dalla realtà quotidiana da noi vissuta.
E’ evidente che diviene impossibile fare qualsiasi programmazione seria non sapendo se e quando ci verrebbe consegnata una sede…

Se perciò ritenete importante che la nostra realtà continui ad esistere ed operare, vi invito a mandare una mail di sostegno alla nostra associazione, e anche, se volete, un vostro commento o suggerimento, che consegneremo al Sindaco, quando e se ci riceverà…




Grazie
A presto….. PINO PETRACCIA




PS. Come saprete è venuto a mancare il nostro amico fraterno Ndiaga Gaye, con cui tra l’altro stavamo realizzando la “ Maison de la culture” in Senegal. La sua scomparsa, oltre a a farmi riflettere ancora una volta sul senso della vita e della sua sorella morte, mi lascia lo sconcerto nell’anima, pensando ad un uomo che stava finalmente realizzando il suo sogno- fare cose utili per il suo paese e la sua gente- e ci stava riuscendo, avendo ottenuto, con tanti sacrifici, credibilità e sostegno economico per realizzare una cooperativa agricola. Pensate che stavano per partire per il Senegal container con più di 300.000 euro di materiali già acquistati, da privati: macchine per movimento terra, per la semina, trattori etc. per un progetto che è già avviato con successo su una superficie di 10 ettari e che ha ottenuto dal governo del Senegal la donazione di altri 90 ettari, con la possibilità di un posto di lavoro per più di 200 contadini senegalesi. Spero con tutto il cuore che questo progetto non si fermi e che la realizzazione di questo sogno, diventato possibile grazie alla testardaggine e lungimiranza di Ndiaga, trovi continuità attraverso l’impegno e la volontà di altri uomini e donne senegalesi ed italiani che prendano l’onore e l’onere di insistere.


L’assurda dinamica di questo lutto improvviso, mette soprattutto me in condizione di dover di nuovo prendere in mano, senza il preziosissimo contributo di Ndiaga, l’onere della gestione futura della struttura che stiamo ultimando a Nangan e che dovrebbe aprire ad ottobre.
Lascia inoltre la famiglia – moglie e tre figli – in condizioni di crisi tremenda, dato che Ndiaga ha sempre anteposto, ai suoi interessi, quelli della sua gente.
Abbiamo la promessa del sindaco che si è impegnato a trovare un lavoro per la moglie.
Per quanto ci riguarda, noi di Baobab, insieme ad altre associazioni presenti nel territorio, pensiamo di organizzare, per fine settembre, un evento a suo ricordo che serva anche a raccogliere fondi per quando la sua famiglia tornerà qui e dovrà affrontare le prime spese di organizzazione della nuova vita.








Vi invitiamo, a darci il vostro sostegno, facendo girare quanto più possibile questa mail sottoscrivendo questo documento.
Grazie




Associazione culturale Baobab
SPMP Scuola Popolare di Musica Pescara
Mila Donnambiente
EVA Ecoistituto
B.I.O Baobab International Orchestra
Aspic Associazione Counseling e Cultura
Stefano Ciccotelli (Tecnico del suono)
Paolo Falasca (tecnico del suono)
Stefania D'Annunzio








stefania d'annunzio
tel. +39 339 2918586
skype stefania4767
email stefania4767@yahoo.it

martedì 22 luglio 2008

Tutti i Pro della Musica




Gli effetti della musica sull’uomo sono stati studiati da vari punti di vista: fisiologico, psicologico e psicopedagogico. Naturalmente questa distinzione vale come chiarificazione concettuale, perché nella realtà questi tre aspetti sono sempre compresenti e complementari.

Dal punto di vista fisiologico. La musica ha notevoli influssi sui ritmi cardiaci e respiratori, sulla pressione arteriosa, sulla digestione, sul sistema muscolare. Ad esempio: nell’EEG (elettroencefalogramma) il passaggio dal pianissimo al fortissimo, dal "solo" al "tutti", comporta una desincronizzazione delle onde alfa.

Dal punto di vista psicologico. Come e più di ogni altra stimolazione sensoriale e motoria, per le sue capacità dinamiche, la musica ha accesso all’inconscio. Il vissuto musicale riguarda sia l’Es nel senso della regressione e della liberazione dalle tensioni angosciose, sia l’Io in quanto principio dominante le emozioni.

Le tecniche psicomusicali possono favorire l’individuazione dei problemi personali e delle strutturazioni psicopatologiche. Esse permettono di penetrare al centro stesso dei rapporti che uniscono la vita interiore alla realtà esterna ed esplorare il mondo dei desideri e delle paure, delle insicurezze e delle insoddisfazioni.

La musica può essere usata per una liberazione-disinibizione, attraverso il processo catartico tensione-liberazione: questo processo si può articolare come liberazione dagli affetti patogeni e specialmente come scarica dalle pulsioni aggressive; reinvestimento degli affetti positivi, con la riorganizzazione del mondo emozionale-affettivo e delle funzioni immaginarie e simboliche chi vi sono collegate.

"Far musica insieme" e l’ascolto "con partecipazione del corpo", soprattutto a livello di gruppo in ambiente-situazione favorevole e gratificante, può essere utile per superare l’autoisolamento, il senso di rifiuto verso gli altri, le difficoltà interpersonali. Il "far musica" col terapeuta, attraverso la comunicazione indiretta "nello strumento", la collaborazione e il derivante successo, può dare maggior sicurezza, con conseguente migliore accettazione di sé e del proprio corpo.

3) Dal punto di vista psicopedagogico. La musica, soprattutto se utilizzata in esercizi legati al movimento e al ritmo, può fornirci diagnosi credibili (come altri test di performance) circa i riflessi, le percezioni, la capacità attentiva, analitica e sintetica.


Nata dal movimento e dal corpo, la musica "esalta" il movimento e realizza il corpo, rendendolo sensibile e socialmente più utilizzabile.
Sempre dal punto di vista psicopedagogico la musica può attivare l’attenzione e la concentrazione; "motivare" l’espressione; abituare all’analisi, alla sintesi, al simbolo, alla struttura. Può essere usata come stimolo psicomotorio, per gli apprendimenti fondamentali logico-matematici, per il completamento delle capacità espressive.

La musica può essere utile per la socializzazione, intesa non solo come star bene in una determinata situazione e in un tempo particolare, ma come esperienza positiva e continuativa per far acquisire capacità e sicurezza tali da poter vivere meglio in altre situazioni e per la vita. L’esperienza socializzante nel far musica può essere utile per accrescere il gusto del vivere in gruppo; per abituare a creare, verificare e accettare le regole; collaborare e partecipare a progetti con assunzione di responsabilità; per dare possibilità di cambiamento di ruoli; superare l'individualismo; riconoscere le proprie capacità e i propri limiti; apprendere tecniche strumentali che amplino le possibilità di comunicazione e collaborazione, aumentando la sicurezza personale.

La musica infine favorisce la creatività. Innanzitutto perché crea facilmente un clima favorevole; poi perché offre nuovi e molteplici stimoli (è necessario far utilizzare e costruire molti tipi di strumenti); dà la possibilità di abituare a combinare elementi semplici, a fare collegamenti e ipotesi, in una "aggressività produttiva"; suscita tensione e offre l’occasione di fare superare il rapporto tra impulso-intuito e disciplina.

*Si dice che Pitagora avesse inventato una musica capace addirittura di curare le malattie.


*****

Fra le arti la musica ha un posto preminente, essa non deve mirare al divertimento ma a formare armoniosamente la personalità dei futuri cittadini temperandone le passioni.
Platone

martedì 8 luglio 2008

FILIPPINE - Emergenza per i produttori colpiti dal tifone



PFTC – Panay Fair Trade Center
Il 21 giugno un violento tifone ha investito le Filippine causando danni gravi ed estesi, vittime e massicci sfollamenti.
PFTC (Panay Fair Trade Center), produttore per Ctm altromercato di zucchero e banana chips, ci ha informato sulla gravità della situazione e in particolare sull’impatto che l’uragano ha avuto per i produttori del commercio equo: 370 famiglie di produttori sono state colpite dal ciclone.
PFTC ha iniziato a raccogliere beni di prima necessità da distribuire nelle aree più colpite: cibo, sapone, medicinali. L’appello che il partner filippino ci ha rivolto è quello di contribuire all’acquisto dei beni primari necessari ad alleviare le condizioni di emergenza per gli abitanti di Panay, sede di PFTC. L'aiuto ricevuto sarà impiegato anche per riparare ai danni subiti.


Le stime ufficiali dei danni provocati dall’uragano nell’isola di Panay sono:
- 2.239 villaggi colpiti
- 1.247.159 persone coinvolte in 197.335 famiglie
- 229 morti
- 159 dispersi

L’area di Iloilo, dove vivono i produttori di PFTC, è la più colpita. Numerose famiglie di produttori sono state danneggiate: allagamenti, raccolti perduti, vittime, sfollamenti, danni economici. In particolare:
- Staff di PFTC: 10 famiglie colpite
- BCPWA (produttori di banana chips): 29 famiglie
- NAGKAKAISA: (confezionatrici delle banana chips): 158 famiglie
- SAMPCO (confezionatori dello zucchero): 18 famiglie
- MOFAWA (produttori di zucchero): 55 famiglie
- KAMADA (produttori di zucchero): 54 famiglie
- JABAFA (produttori di zucchero): 35 famiglie



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È possibile fare una donazione per aiutare l’organizzazione a raccogliere e distribuire i pacchi di emergenza e sostenere la ricostruzione.


Versamento in Italia:Acli Senza Confini Onlus
Via Corsica 165
25125 Brescia
c/o BANCA POPOLARE ETICA
IBAN: IT26 M 05018 11200 000000511818
Causale obbligatoria: Fondo emergenza PFTC - Filippine


Versamento diretto a PFTC nelle Filippine:Fair Trade Foundation-Panay (FTF-P)
Metrobank and Trust Co. with Dollar Savings
Account number: 240-2-24000310-9
Swift code: MBTC PHMM
Iznart Branch, Iloilo City
Informando del contributo la direttrice di PFTC Ruth Salditos via e-mail all’indirizzo: fairfdnp_2001@yahoo.com.

venerdì 4 luglio 2008

Adidas... lancia al mercato scarpa eco-solidale


Quando le parole muovono il mercato!


Adidas. Quando la scarpa diventa eco-solidale




Nasce la nuova collezione Grun di Adidas, le scarpe eco-solidali. La linea è stata infatti realizzata con materiali riciclati eco-solidali: una nuova collezione all’insegna dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente.

L'idea nasce dal movimento di "Guerrilla Gardening", una sorta di "giardinaggio politico" che si sta diffondendo anche in Italia, con il motto "libera il giardino che è in te. Si tratta di gruppi di volontari che si dedicano al risanamento di aree urbane degradate armati di piante, fiori e strumenti per il giardinaggio. E Adidas non è stata a guardare, cogliendo al volo la nuova sensibilità dei militanti ecologici.
La nuova collezione Adidas, comprende tre filoni: Made From, la linea "vegetale" realizzata con cotone, bambù, canapa e sughero; Recycled, che utilizza per l'appunto materiali riciclati e Reground, che comprende le scarpe biodegradabili: come recita lo slogan stesso, "provate a seminarle" e vedrete che dopo 18 mesi scompariranno senza lasciare traccia. L'obiettivo è quello di sensibilizzare in merito alle fonti disponibili e riciclabili, cercando di diffondere una filosofia eco-friendly.


.......

Ormai il mercato del equo e solidale ogni giorno guadagna più simpatizzanti,
le campagne d'informazione e sensibilizzazione arrivano sempre di più a un pubblico più basto e questo le multinazionali lo hanno capito. Hanno capito che la gente vuole un consumo più consapevole e così cambiano le strategie di mercato e sentiamo del caffè equo e solidale della Nestle e delle varie multinazionali che per attirare a se una fascia di clienti, lanciano al mercato i suoi prodotti equo e solidali(?)

Certo lo dico e lo ripeto ogni iniziativa sia fatta essa per scopo di marketing o magari consapevole della importanza di una nuova impostazione alla protezione del nostro pianeta sia la benvenuta! Cogliamo il bene che essa apporta, ma e dico ma?
Se essa è fatta ancora non coerente a gli ideali di solidarietà e giustizia sociale e che si usino metodi mirati a confondere il pubblico, ora questo mi lascia perplessa e in disaccordo.

sabato 28 giugno 2008

CRISI ALIMENTARE. LE BUGIE DELL’INDUSTRIA OGM

Giugno 2008
La situazione
Milioni di persone stanno facendo fronte a riduzioni di cibo, prezzi inaccessibili e in
molti casi alla fame. I tumulti, dal Bangladesh al Senegal, mettono in evidenza la
precarietà del nostro sistema alimentare.
• Dal 20061 i prezzi dei cereali sono cresciuti del 45%
• Dal 20022 il solo prezzo del grano, è cresciuto del 200%
• Dal 20003 i prezzi del cibo in generale sono cresciuti del 75%
• Le riserve di cereali in tutto il mondo stanno diminuendo sensibilmente
La distribuzione iniqua dei cereali è un fattore chiave nella crisi. C’è abbastanza cibo
disponibile per ogni individuo che abita il pianeta, ma le colture di cereali sono
dirottate da un uso alimentare per la popolazione a un utilizzo per ricavare
biocarburante per automobili o per nutrire animali, dato il crescente consumo di
carne. Tutto questo sta aumentando la richiesta di cereali causando in tal modo
l’aumento dei prezzi della merce, e mettendo gli alimenti di prima necessità al di
fuori della portata di milioni di persone in tutto il mondo.
L’industria biotecnologica rivendica che l’ingegneria genetica è una soluzione per
fronteggiare la fame nel mondo e la crisi alimentare. Falso. In realtà l’ingegneria
genetica non aiuterà a contenere l’aumento dei prezzi alimentari o a risolvere il
problema della povertà, un dato di fatto che è riconosciuto da oltre 400 tra i più
importanti agronomi dell’International Assessment of Agricultural Science and
Technology for Development (IAASTD). L’ingegneria genetica è una scelta rischiosa e
costosa per gli agricoltori e mette la biodiversità del pianeta in serio pericolo di
contaminazione, in maniera tanto imprevedibile quanto incontrollabile.

La soluzione all’attuale crisi alimentare non sono le colture manipolate
geneticamente né un uso più massiccio della chimica. Al contrario, abbiamo bisogno
di ricorrere a moderni metodi di coltivazione ecologica che conducano a una
produzione maggiore e a un sistema di distribuzione più equo. Inoltre dobbiamo
porre un freno al sovraconsumo di carne e allo spreco di cibo nei paesi sviluppati,
consumo che mette a repentaglio la vita di tanti esseri umani. I biocarburanti vanno
utilizzati soltanto se rispondono a rigidi criteri di sostenibilità e se non entrano in conflitto con la produzione di alimenti.

Le cause
La maggior parte degli economisti e degli agronomi convengono che siano diversi
fattori correlati a determinare questa grave situazione:
Il cambiamento climatico contribuisce a creare andamenti meteorologici meno
prevedibili, portando siccità e inondazioni. In Australia, uno dei maggiori paesi
produttori e esportatori di cereali, i cambiamenti climatici sono in parte responsabili
di una siccità che negli anni 2006/07 e 2007/08 ha provocato nei raccolti di cereali
una diminuzione rispettivamente del 50% e del 35% al di sotto della media calcolata
negli ultimi 10 anni.
Anche l’aumento del prezzo del petrolio contribuisce al rialzo del prezzo degli
alimenti, in quanto il sistema della nostra industria alimentare è fortemente
dipendente dall’utilizzo dei carburanti fossili, non solo in termini di miglia percorsi per
il trasporto, ma anche in fertilizzanti e pesticidi.
Biocarburanti: la corsa ai biocarburanti nei mercati internazionali, motivata in gran
parte da politiche che stabiliscono obiettivi obbligatori negli Stati Uniti e nell’Unione
europea, stanno sottraendo terreni produttivi alla produzione alimentare, a favore di
quella per i biocarburanti, facendo così lievitare il prezzo dei cereali. Cresce
l’evidenza che i biocarburanti non portano a una riduzione delle emissioni di gas
serra.
Nel 2007 gli Stati Uniti hanno sottratto 54 milioni di tonnellate di mais per produrre
bioetanolo5 e la Ue ha utilizzato 2,85 milioni di ettari6 per produrre olio di colza e
altre colture per biocarburanti. Se la stessa superficie di terra fosse stata destinata
alla coltivazione di mais e grano per fini alimentari, si sarebbero raccolti una cifra
stimata di 68 milioni di tonnellate di cereali. Sebbene ciò rappresenti solo il 5% della
produzione complessiva mondiale di cereali, avrebbe potuto fornire cibo per 373
milioni di persone ogni anno – abbastanza per nutrire le popolazioni dei 28 paesi
meno sviluppati dell’Africa messi assieme. Le colture per biocarburanti
contribuiscono all’aumento dei prezzi della merce di prima necessità, rendendo i
cereali molto più costosi.
La speculazione sui beni di prima necessità è anch’esso un fattore che sta dietro
l’aumento dei prezzi alimentari, perché gli speculatori che hanno abbandonato altrimercati che sono venuti a mancare, stanno sempre più sperequando sui futuri prezzi
della merce di prima necessità.
La domanda crescente di carne come conseguenza della diffusione e della
assimilazione della dieta del mondo occidentale sta sottraendo cereali alle
popolazioni per nutrire il bestiame. Si stima che se il 50% della popolazione che vive
nei 15 paesi Ue e negli Stati Uniti sostituissero la metà della loro media annuale di
consumo di carne con proteine vegetali, i cereali che non sarebbero più destinati
all’alimentazione del bestiame, basterebbero a nutrire per un anno la metà delle
popolazioni denutrite presenti nel mondo.
Dobbiamo vergognarci se un solo bambino soffre la fame in quanto l’Occidente
alimenta i trasporti con i biocarburanti derivanti dal mais e i cereali sono destinati a
nutrire il bestiame per soddisfare il nostro eccessivo consumo di carne. Possiamo
dare un contributo a porre termine a questa crisi utilizzando la terra per produrre
cibo per le popolazioni e non per alimentare automobili e maiali.
La soluzione
La cosa più urgente da fare è arrestare la tendenza a utilizzare i cereali per produrre
carburante e carne. Laddove è questione di biocarburanti, le politiche devono essere
riviste. Gli obiettivi obbligatori relativi ai biocarburanti devono essere sospesi e
contestualmente deve essere sviluppata una legislazione in grado di garantire che la
produzione di biocarburanti non causi cambiamenti diretti o indiretti sullo sfruttamento
dei terreni, né minacci la sicurezza del cibo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.
Solo un paese, la Cina, ha imposto una moratoria su ulteriori sfruttamenti dei cereali
(granoturco, grano, riso e soia), per produrre biocarburanti (2006). Laddove è
questione dei cereali destinati all’alimentazione di animali, i consumatori dei paesi
sviluppati dovrebbero mangiare meno carne.
In questo modo saranno disponibili più cereali per nutrire le popolazioni e il loro prezzo
calerà così da essere alla portata di coloro che sono maggiormente a rischio di
denutrizione.
Nel lungo termine il settore agricolo deve porre fine alla sua dipendenza dai
combustibili fossili e riconoscere che l’ingegneria genetica non è una soluzione per
l’aumento della produzione di cibo. Le colture geneticamente modificate non sono
concepite per nutrire i poveri o abbattere i prezzi, né possono aumentare i raccolti. Al contrario, studi svolti negli ultimi anni hanno dimostrato che i raccolti di soia geneticamente modificata Roundup Ready – di gran lunga la più importante coltura
geneticamente modificata attualmente in produzione – sono di oltre il 10% inferiori
rispetto ai loro corrispettivi non geneticamente modificati.
L’IAASTD, nella prima valutazione sull’agricoltura mondiale, ha recentemente
concluso che vi è un urgente bisogno di prendere le distanze dall’agricoltura
industriale distruttiva e dipendente dalla chimica e di adottare moderni metodi di
coltivazione che difendano la biodiversità e che portino beneficio alle comunità
locali.13 La IAASTD ha inoltre concluso che le tecniche come quella dell’ingegneria
genetica non rappresentano delle soluzioni valide per far fronte alla crescita dei
prezzi alimentari, alla povertà, alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici.
Cibo migliore e in maggiore quantità può essere prodotto senza distruggere gli
ambienti rurali o le nostre risorse naturali. La soluzione è rappresentata da metodi
responsabili a livello locale, sociale e ambientale.

Dobbiamo lavorare con la natura e non contro di essa. I governi devono rifiutare i
costosi sistemi che dipendono da combustibili fossili, prodotti chimici tossici e
dall’ingegneria genetica. La via moderna dell’agricoltura in grado di contenere i
prezzi e di aumentare la produttività è quella ecologica e su piccola scala. Il business as usual non è un’opzione.

È boom di frutta e verdura bio e equosolidale in Europa

Crescono i consumi di prodotti ortofrutticoli equosolidali e bio in Europa. Ad affermarlo è una ricerca di Organic Monitor. La spia principale del boom sta nel fatto che le vendite di frutta e verdura biologica hanno superato i 5 miliardi di euro di fatturato, per la prima volta dal 2007. L’ortofrutta equo e solidale è cresciuta in vendite, rispetto allo scorso anno, anche del 92%. Tra gli esempi positivi di questa crescita: il 25% delle banane presenti nel mercato britannico hanno una certificazione Fairtrade, ma in generale i maggiori cambiamenti sono avvenuti nei paesi del nord Europa. In Gran Bretagna, oltre il 5% del fresco è certificato bio e commercio solidale, così come in Germania e Finlandia. In Svizzera si è arrivati a superare il 10%. E’ l’agroalimentare bio logico a fare la parte del leone con un fatturato di 2,5 miliardi di euro nel 2007. eppure, secondo Organic Monitor, il settore dell’ortofrutta bio continua a soffrire per la carenza di approvvigionamento. Per questo molti grandi importatori europei stanno sviluppando delle strutture di approvvigionamento che possano garantire continuità nella fornitura. (Organic Monitor)

OGM Falsa soluzione!

Roma, Italia — Da tempo l'industria biotecnologica prova a sfruttare la crisi alimentare e la fame nel mondo per imporre come soluzione gli OGM. È la più grande bugia del mondo biotech. Gli organismi geneticamente modificati, infatti, vengono utilizzati soprattutto per produrre mangimi animali che vengono esportati nei paesi ricchi. Inoltre gli Ogm non producono più delle colture convenzionali e non danno garanzie di salubritá a lungo termine.

L'ingegneria genetica non aiuterà a contenere l'aumento dei prezzi alimentari o a risolvere il problema della povertà, un dato di fatto che è riconosciuto da oltre quattrocento tra i più importanti agronomi dell'International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development (IAASTD). Il bio-tech non è la soluzione ma parte del problema. Gli OGM sono una scelta rischiosa e costosa per gli agricoltori e minacciano la biodiversità del pianeta con il rischio delle contaminazioni. In maniera tanto imprevedibile quanto incontrollabile.

Per far fronte alla crisi alimentare c'è bisogno di:
- ricorrere a moderni metodi di coltivazione ecologica che conducano a una produzione maggiore e a un sistema più equo di distribuzione;
- porre un freno al sovraconsumo di carne e allo spreco di cibo nei paesi sviluppati;
- ripensare alle politiche dei biocarburanti, da utilizzare soltanto se rispondono a rigidi criteri di sostenibilità e se non entrano in conflitto con la produzione di alimenti.

Cibo migliore e in maggiore quantitá puó essere prodotto senza mettere in pericolo la sussistenza nelle aree rurali o le risorse naturali. Si devono scegliere produzioni locali, socialmente ed ecologicamente sostenibili. Il business as usual non è un'opzione. Non si puó continuare a fare affari sulla pelle dei piú poveri.

Il rapporto scritto da quattrocento scienziati dell'IAASTD e appoggiato da oltre 60 paesi, conclude che é necessario e urgente abbandonare l'attuale agricoltura di tipo industriale - distruttiva e dipendente dalla chimica - e adottare moderni metodi agricoli che non siano in contrasto con l'ambiente, che premino la biodiversitá a beneficio delle comunitá locali. Il rapporto conclude chiaramente che tecnologie come l'ingegneria genetica non sono la soluzione per l'aumento dei prezzi degli alimenti, la povertá, la perdita di biodiversitá e il cambiamento climatico.

mercoledì 25 giugno 2008

Mettetela in brocca!





Mettetela in brocca!
A casa, ma quest’estate anche al ristorante, in pizzeria, al bar; e all’esercente che vi dirà che non può servirvi l’acqua del rubinetto spiegate che non è vero. Storia di un’idea che si diffonde. - di Camilla Lattanzi

L’acqua del rubinetto contro l'acqua in bottiglia. La riflessione che, come Altreconomia, abbiamo iniziato alcuni mesi fa sul bere l’acqua dell’acquedotto (buona, economica e comoda perché arriva direttamente nelle nostre case) continua anche durante l’estate, quando magari capita più spesso di uscire a cena. Al ristorante o in pizzeria è ormai prassi bere acqua minerale: ma non è un obbligo, semmai, anche qui, un balzello. Nulla vieta, ma davvero nulla, di chiedere “l’acqua in brocca”. Gli esercenti non possono rifiutare la richiesta (anche se spesso capita che restino spiazzati, e si arrampichino sugli specchi). Chiedere l’acqua in brocca è un modo non tanto per risparmiare (anche se, a ben pensarci, l’acqua del rubinetto dovrebbe essere già compresa nel “coperto”), quanto di riaffermare che l’acqua pubblica è la migliore, inquina di meno (non viaggia su e giù per l’Italia con i tir) e non può diventare oggetto di scambio. Un’azione “politica”, come la definisce Camilla Lattanzi, ideatrice della proposta, nell’articolo che segue. “Imbroccatela!”, dopo essere stata pubblicata da Altreconomia, è stata rilanciata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di RadioDue (nella foto sotto) ed è quindi arrivata anche a un largo pubblico. Forza dunque: non solo in casa, ma ovunque si può bere “l’acqua del sindaco”. Per maggiori informazioni e per scaricare il volantino informativo da lasciare ai ristoratori: www.altreconomia.it oppure www.imbrocchiamola.org

Un invito alla seduzione? Anche, ma non solo. “Imbrocchiamola!” è l’invito a reagire, come consumatori critici, a chi sta tentando di obbligarci a bere sempre acqua in bottiglia, riportando invece sulle tavole le vecchie brocche riempite di acqua del rubinetto.
In Italia siamo i primatisti mondiali nel consumo di acque minerali. Le grandi marche dell’imbottigliamento ringraziano, e condizionano le nostre vite. Ci infliggono mal di schiena e stimmate alle mani conseguenti al trasporto in casa delle pesantissime confezioni da sei bottiglie da un litro e mezzo. Ci inquinano l’aria con le diossine prodotte dall’incenerimento delle bottigliette in pet e con i gasoli dei trasporti su strada. Strapagano veline, calciatori e ora anche passerotti parlanti da fare invidia a San Francesco, per convincerci a consumare addirittura l’acqua “a zero calorie”, e il bello è che ci riescono, visto che ogni italiano consuma oggi in media 188 litri di minerale in bottiglia, tre volte più di vent’anni fa.
Come se non bastasse, ci hanno anche scippato la brocca d’acqua dal “coperto” quando mangiamo al ristorante.
E provate a chiedere a un bar un bicchiere d’acqua: vi guarderanno come se foste un malato contagioso.
La campagna “Imbrocchiamola!” nasce per reagire a questa situazione insopportabile. Se l’acqua “del rigattiere”, controllata e imbottigliata mesi or sono, dal prezzo circa duemila volte superiore a quella del rubinetto, ha sfondato, allora vuol dire che la mano invisibile del mercato di Adam Smith è diventata più lesta della mano di Arsenio Lupin: urge passare al contrattacco.
La campagna è stata ideata dall’associazione ConsumAttori di Firenze, che promuove il consumo critico e la cittadinanza attiva.
“Imbrocchiamola!” intende svelare, dal basso, i paradossi legati al consumo smodato di acque minerali, e così i ConsumAttori e Controradio -nell’ambito della trasmissione “Questione di stili”, un programma su stili di vita e consumo critico arrivato quest’anno alla terza edizione- hanno lanciato una campagna per una guida ai ristoranti di Firenze e dintorni che evidenzi “chi la dà” e “chi non la dà”, intendendo naturalmente i ristoranti, le pizzerie, le trattorie che sono disposti -o meno- a servire la brocca d’acqua del rubinetto.
È un esercizio di scrittura collettiva, un’inchiesta, una campagna di pressione, da compiersi con una buona dose di ironia.
Per portare avanti la campagna non c’è bisogno di alzare i toni: si chiede gentilmente la brocca, si registra la risposta, e, casomai, si accetta con un sorriso “quel che passa il convento”. Il ristoratore che non la dà, finirà tra ”i cattivi”. Con possibilità di redimersi al prossimo turno. Per agevolare la “redenzione” e per diffondere la campagna si suggerisce di lasciare sul tavolo il volantino che si può scaricare dal sito di Ae (www.altreconomia.it) che spiega, in perfetto stile nonviolento, le ragioni della richiesta e il senso della campagna.
Non sarà facile contrastare una manipolazione culturale che raggiunge livelli paradossali. Quando al ristorante si chiede la brocca, le risposte sono le più fantasiose: “Non c’è”. “Non è buona”. “Non è potabile”. “È vietata”. “Non abbiamo le brocche. Non ce la chiede nessuno”. “Non ve la consiglio”. “Non ci possiamo prendere la responsabilità”. E ancora: “Se è per il prezzo, ve la regalo”. E via così, in un crescendo di affermazioni surreali; in realtà non solo il regolamento igienico sanitario (L.283/62 e Reg. Comunitario 852/2004) ma anche la logica più elementare ci dicono che un esercizio pubblico che fosse davvero privo di acqua potabile meriterebbe la revoca della licenza: non si vorrà mica insinuare che c’è chi lava l’insalata con acqua minerale?
Insistere per esercitare il diritto alla brocca non è da intendersi come un capriccio, né come un modo per risparmiare denaro. Al contrario, vuole diventare un atto politico, una prima “goccia” che potrebbe produrre una serie di cerchi concentrici,
sempre più ampi.
Per esempio: le amministrazioni comunali (dalle quali dipendono le licenze per bar e ristoranti) potrebbero prevedere l’obbligo per gli esercenti di mettere a disposizione acqua in brocca sui tavoli, come servizio per la comunità. Accade all’estero, può accadere anche in Italia.
In ogni caso, la campagna “Imbrocchiamola!” è una strada tra le molte sulla quale sarà utile avviarci per non trovaci, un giorno, a dover acquistare anche l’aria che respiriamo.

giovedì 19 giugno 2008

MARCIA PER IL CLIMA: Carta degli impegni.

IN MARCIA PER IL CLIMA
- emissioni di CO2
+ efficienza energetica
+ energie rinnovabili
Le organizzazioni che hanno costituito il comitato promotore della manifestazione IN MARCIA
PER IL CLIMA si riconoscono nell’appello, con cui è stata promossa la manifestazione, che indica
con molta chiarezza lo spirito propositivo con cui vogliamo muoverci e i temi su cui ci stiamo
mobilitando. Noi vogliamo costruire nel Paese una spinta ed una consapevolezza sempre più
diffusa perché l’Italia abbracci con forza e coraggio una politica attiva contro i cambiamenti
climatici, per mitigarne, nel più breve tempo possibile, gli effetti.
Per rispondere a questi intenti stiamo dando vita ad una larga alleanza per il clima tra tante
organizzazioni diverse e ci impegniamo a portare avanti insieme un lavoro di chiarimento, di
approfondimento e di ulteriore elaborazione sui punti che qui di seguito indichiamo, per poter
arrivare nelle prossime settimane a mettere a punto un vero e proprio programma di lavoro
condiviso.
Per una CARTA DI IMPEGNI
I cambiamenti climatici non riguardano il futuro, ma l’oggi. E’ necessaria una svolta che
produca decisioni per superare ritardi e resistenze, visto che a livello mondiale le emissioni sono
aumentate e a questo risultato negativo l’Italia ha dato un contributo fin troppo rilevante.
1) Il negoziato internazionale. Nel prossimo appuntamento per il negoziato internazionale,
previsto per il 2009, occorre che tutti gli Stati con economia avanzata, inclusi gli Stati Uniti,
sottoscrivano impegni vincolanti rispettivamente di forte riduzione delle emissioni. Anche i
paesi in via di rapido sviluppo, come Cina e India, devono contribuire a contenere le
emissioni nei principali settori, nel contesto dello sviluppo sostenibile e con l’aiuto dei paesi
già sviluppati. Inoltre, vanno da subito adottate politiche di adattamento e mitigazione e
oltre a decidere il piano di azione condiviso si dovranno definire le risorse e dove si
reperiscono.
2) L’Europa. L’Europa ha dato un segnale forte in questi ultimi due anni, dando la
disponibilità ad una riduzione del 30% delle emissioni in un accordo globale e aprendo la
strada ad un nuovo percorso internazionale per superare i ritardi e le resistenze. Per questo
noi siamo orgogliosi di essere cittadini europei.
Inoltre la decisione vincolante del 20-20-20 (riduzione del 20% di emissioni di CO2,
incremento del 20% di fonti rinnovabili e di efficienza energetica) assunta dall’Europa in
maniera unilaterale, indipendentemente dall’esito del negoziato internazionale, è un passo in
avanti di notevole importanza ed è il nostro punto di riferimento.
3) La politica italiana. Chiediamo al Governo Italiano, al Parlamento, ai Presidenti delle
Regioni e agli Amministratori locali, insomma a tutti i decisori politici, di assumere obiettivi
coerenti con le potenzialità dell’Italia e del suo territorio, stabilendo precise responsabilità e
meccanismi sanzionatori, chiudendo con la politica del rinvio e con la richiesta di sconti
ulteriori (già troppi ne sono stati concessi), che stanno portando l’Italia fuori dall’Europa e
finiranno per accelerarne il declino economico industriale e sociale.
Chiediamo piuttosto che il Paese diventi un protagonista nel contesto europeo contribuendo
attivamente alle scelte necessarie per dare attuazione alla strategia del pacchetto “Clima ed
Energia” UE, affinché l’Italia non sia più il fanalino di coda dell’Europa.
4) La legge finanziaria. Chiediamo che, a partire da quest’anno, la legge finanziaria sia
pensata e progettata ponendosi come obiettivo che il complesso delle politiche sia
finalizzato al raggiungimento, di obiettivi annuali quantitativi precisi nel percorso previsto
per l’Italia dalla strategia europea.
5) Il modello energetico. Nell’ottica di una responsabilizzazione collettiva, occorre dare pieno
slancio alle misure di efficienza energetica, convenienti per il sistema paese e capaci fra
l’altro di alleggerire il peso economico delle scelte energetiche per tutti gli strati sociali.
Inoltre, diciamo sì al modello distribuito e quindi alla democrazia energetica; sì alle
rinnovabili nel rispetto del territorio, garantendo pieno sviluppo e salto di qualità ad eolico,
solare termico e fotovoltaico, anche attraverso la piena ed articolata realizzazione del Conto
Energia. La scelta per la transizione dovrà garantire l’uso sempre più efficiente dei
combustibili e sviluppare il gas e la cogenerazione in tutti i settori e distribuita nel territorio.
La scelta del nucleare - fermo restando la necessità di sviluppare ulteriormente la ricerca in
tale settore - appare oggi ideologica e non basata sulla realtà dei fatti, pertanto essa non deve
pregiudicare le risorse finanziarie a danno delle politiche di efficienza e delle rinnovabili.
Non è infatti rinviabile un massiccio investimento nella ricerca a favore delle politiche di
efficienza e di sviluppo delle rinnovabili nonché per rinvenire soluzioni pienamente
sostitutive dei combustibili fossili, che non aggravino i rischi per la sicurezza internazionale
e consentano, allo stesso tempo, lo sviluppo economico e quello di democrazia e libertà.
6) Edilizia e Territorio. Occorre investire in un grande progetto di rinnovo del patrimonio
edilizio, che sviluppi innovazione ed occupazione, che renda più vivibili le abitazioni, che
dia risposta al bisogno abitativo ormai diffuso. Bisogna ripensare lo sviluppo di città e paesi,
arrestando la dispersione di residenze, centri di produzione, servizio e commercializzazione,
che determina consumo di suolo e alta domanda di mobilità, per non perdere quel
patrimonio paesaggistico e territoriale che caratterizza il nostro paese e quel patrimonio di
relazioni di prossimità, servizi, lavoro, che qualifica la coesione comunitaria, radicata nei
nostri piccoli e grandi centri urbani.
7) Mobilità. La priorità è investire in infrastrutture, innanzitutto su rotaia, che migliorino la
mobilità urbana, a partire da quella dei pendolari. Bisogna ridurre e scoraggiare il traffico
privato, favorendo il trasporto pubblico e la mobilità leggera. In questo quadro, la bicicletta
può fare molto, in quanto indicatore di qualità ambientale e fattore incisivo nelle politiche
della mobilità, a patto che si agevoli l’uso modale della bicicletta. Chiediamo inoltre che
nella legislatura le Regioni siano responsabilizzate con obiettivi precisi di riduzione delle
emissioni di CO2 dei trasporti e che, quindi, siano ridefinite le priorità infrastrutturali.
8) Sistema produttivo. Il rispetto delle direttive europee non può trasformarsi in crisi
dell’industria italiana, che deve essere invece più attenta alle opportunità create dalla
strategia europea, rinnovando i processi, i prodotti e le politiche di marketing pubblicitario
che influenzano la fiducia dei consumatori nei confronti dei prodotti a basso consumo ed
emissioni, quindi creando nuova occupazione e maggior sicurezza nei posti di lavoro, così
come è avvenuto in molti Paesi Europei – a partire da Germania e Spagna - che con più
decisione hanno puntato sulle energie rinnovabili.
9) Agricoltura. Bisogna finalmente riconoscere il contributo positivo che l’agricoltura può
portare alla battaglia contro i mutamenti climatici e si devono promuovere tutte quelle
pratiche agricole ecocompatibili che oltre a rispettare maggiormente l’ambiente
aumentano l’assorbimento di CO2. L'incontro, utile e necessario, tra agricoltura e
innovazione energetica deve avvenire all'insegna di una valutazione coerente del bilancio
energetico e ambientale di ogni scelta e intervento e nel rispetto della vocazione non soltanto
economica delle attività agricole.
10) Mare e fascia costiera. E’ necessario attuare e rafforzare le politiche ambientali per la
tutela e la salvaguardia dell’ecosistema marino e per una gestione razionale e durevole delle
risorse biologiche, per contribuire a contrastare i fenomeni che minacciano i già fragili
equilibri su cui si basa lo sviluppo sostenibile dei territori costieri.
11) Biodiversità. Le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici diano
benefici anche alla tutela della biodiversità, per raggiungere questi obiettivi e frenare la
perdita di biodiversità un ruolo importante lo devono svolgere le aree protette che vanno
potenziate e valorizzate.
12) Solidarietà e Interdipendenza. Nel mondo globalizzato i cambiamenti climatici
rappresentano un fattore di crisi, ma la lotta per contrastarli può divenire un potente fattore
di sviluppo delle politiche di cooperazione, per accrescere la quota da mettere a
disposizione da parte dei paesi ricchi, per incrementare la sovranità alimentare e la
democrazia energetica, per realizzare una sostanziale politica di interdipendenza.
Come organizzazioni che si sono alleate nel Comitato Promotore “In marcia per
il clima” chiediamo che l'Italia si metta alla testa della strategia UE di riduzione
delle emissioni e di sviluppo dell’efficienza delle rinnovabili, e come cittadini e
associazioni mettiamo in campo iniziative e impegni nostri
concreti in questa direzione.
- Vogliamo organizzare campagne per diffondere pratiche di risparmio energetico attraverso
la modifica degli stili di vita in casa, nella mobilità, nel territorio, per essere attenti negli
acquisti alla “classe” degli elettrodomestici, a risparmiare acqua dell'acquedotto, a privilegiare
mezzi pubblici e bicicletta, a differenziare quote crescenti di rifiuti nelle nostre case, per
consentire forti risparmi di energia nella fabbricazione di nuovi prodotti,
- Vogliamo investire nell'efficienza energetica nelle case per dimezzare i consumi di petrolio,
applicare collettori solari termici in modo da recuperare un inspiegabile ritardo rispetto agli altri
paesi europei, coprire di pannelli elettrosolari i tetti delle nostre case,
- Vogliamo facilitare con incentivi significativi e semplificazione delle procedure l’adozione di
sistemi domestici e per le piccole imprese di produzione di energia alternativa,
- Vogliamo impegnare i gestori di energia elettrica in campagne periodiche di
sensibilizzazione sulle energie alternative,
- Vogliamo rilanciare la cooperazione con gli enti locali per diffondere l’uso di fonti
rinnovabili,
- Vogliamo aumentare l’efficienza energetica dei motori marini per esercitare una pesca ed
una acquacoltura responsabili,
- Vogliamo promuovere il consumo di prodotti agricoli biologici, favorire l’affermazione della
filiera corta e diffondere l’organizzazione di mercati locali,
- Vogliamo adottare come strumento necessario per l’organizzazione delle attività e
manifestazioni il bilancio preventivo ambientale e azzerare, attraverso azioni di riduzione,
contrasto e compensazione, la CO2 emessa.

“Da Terra Preta un appello all’agricoltura bio e sostenibile contro la crisi alimentare e climatica”

Terra Preta si è chiusa con una richiesta forte di attenzione da parte della Fao e dei governi verso la sovranità alimentare dei popoli e il rispetto dell’ambiente. Le oltre 100 ong che si sono riunite a Roma dal 1 al 4 giugno, per il Forum internazionale su crisi alimentare e cambiamenti climatici, negli stessi giorni del Vertice Fao hanno chiesto una presa di posizione seria per uscire dalla crisi alimentare globale e per contrastare i cambiamenti climatici in atto. Tra le misure proposte da Terra Preta, l’agricoltura biologica ha un ruolo di primo piano. Tra gli impegni presi dalle ong firmatarie delle dichiarazione finale, letta durante la sessione plenaria del vertice Fao, c’è quello di “Realizzare una produzione agricola basata sulla piccola proprietà ed eco-sostenibile, pesca e pastorizia come i fondamenti dell’alimentazione, la rigenerazione del carbone, il recupero degli habitats naturali e agricoli per la realizzazione della sicurezza idrica e la gestione della cambiamento climatico, in particolare sostenendo produzioni agricole biologiche certificate e non”. Secondo i partecipanti di Terra Preta, bisogna anche “ottenere i fondi di mitigazione e di adattamento per finanziare produzioni agricole con basse emissioni di anidride carbonica e sostenibili”. Caratteristiche che fanno dell’agricoltura biologica il tipo di produzione ideale per la riduzione di inquinamento. Secondo Andrea Ferrante, presidente dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, tra gli organizzatori di Terra Preta: “A fronte dell’impasse della conferenza governativa della Fao, il forum Terra Preta ha individuato precise priorità e risposte per contribuire a raffreddare il pianeta e combattere la crisi alimentare che stiamo vivendo. In queste risposte, - continua Ferrante - ancora una volta l’agricoltura biologica, praticata da imprese agricole familiari, rappresenta la risposta più avanzata per garantire l’accesso al cibo per tutti in maniera sostenibile e duratura, oltre a contribuire effettivamente sia alla mitigazione dei cambiamenti climatici che alle tecniche di adattamento alle conseguenze degli stessi cambiamenti”. (Comunicato stampa Aiab)

mercoledì 18 giugno 2008

2008 Anno del dialogo Interculturale

Con la Decisione n. 1983/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre ’06, l'anno 2008 è stato proclamato «anno europeo del dialogo interculturale»
Questa iniziativa rappresenta uno strumento unico mediante il quale si potrà avviare un processo ulteriore per sensibilizzare ancora di più i cittadini, naturalmente con un chiaro messaggio verso tutti coloro che avranno voglia di lanciare nuove idee per favorire al meglio la coesistenza tra le più diverse culture che oggi vivono l'Europa

L’iniziativa rappresenterà indiscutibilmente uno strumento unico di sensibilizzazione dei cittadini, in particolare dei giovani, su questa tematica, pertanto la Commissione europea ha deciso di lanciare un invito a presentare idee indirizzato alla società civile ed alle parti interessate.
Saranno messi a disposizione circa 10 milioni di euro per la realizzazione di progetti concreti nell’anno 2008 tramite programmi e azioni comunitarie. Gli ambiti della cultura, dell’istruzione, della gioventù, dello sport e della cittadinanza saranno quelli maggiormente interessati.

Gli obiettivi generali riguarderanno la promozione del dialogo mediante progetti specifici per aiutare i cittadini europei a convivere armoniosamente, superando le differenze inerenti alle diverse culture, religioni e lingue.

Per conseguire gli obiettivi dell'Anno europeo saranno realizzate manifestazioni e iniziative miranti a promuovere il dialogo interculturale in modo da porre in rilievo le realizzazioni e le esperienze sul tema. Sono previste, oltre a campagne d’informazione e di sensibilizzazione, iniziative a livello nazionale e regionale, con specifico riferimento all'educazione civica ed alla percezione dell'altro nella sua differenza.

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Peccato che l'Italia ha fatto così poco... non trovo nulla in Agenda.
Con tutti i messi d'informazione che abbiamo a disposizione è possibile che informazioni importanti non arrivano mai al cittadino?
Credo nella necessità di avviare una campagna d'informazione efficace attraverso Tv, radio, stampa
E Internet.
Crediamo nella importanza del Dialogo Interculturale?

Alcuni al forum hanno risposto anche:

tescaro "Bisognerebbe promuoverla l'intercultura in Italia sopratutto in questo delicato periodo, un po strumentalizzato!...
ho trattato di recente un post apposito vedete http://tescaro.blogspot.com :roll:"

JackTorino: "prima si fa in modo che i cittadini riescano a mantenere delle condizioni di vita dignitose, poi forse si potrà parlare di "intercultura" e tolleranza!

inutile farlo prima."


Siamo al mese di Giugno... molte programazioni estive sono già pronte in diverse piazze e luoghi di vacanze, speriamo ci siano incluse anche quelle dedicate alla promozione del dialogo Interculturale.


"Voglio un mondo dove ogni uno di noi rosso, bianco, nero, giallo dipingeranno la vita e renderanno questo mondo un arcobaleno di Pace e Armonia! Ogni colore, sapore, suono ed emozione sia trasmesso all'altro e sia accettato e condiviso” Evi

lunedì 26 maggio 2008

Caffè e Commercio Equo e Solidale

Nell'ambito del Commercio equo-solidale, il caffè assume un ruolo centrale, sia perché è stato uno dei primissimi prodotti coloniali ad essere commercializzato con regole non finalizzate al profitto (Africaffè), sia per il suo valore simbolico.

Il caffè è stato il primo prodotto ad essere certificato come prodotto equo e solidale, in cui viene stabilito il rapporto commerciale diretto tra operatori commerciali europei e le organizzazioni produttrici del sud del mondo. Esistono criteri e regole che devono essere rispettate per far in modo che il caffè possa essere riconosciuto come equo e solidale:

Il caffè deve provenire da cooperative di piccoli contadini certificate dal commercio equo (si esclude in tal modo il commercio intermedio locale che sovente impone condizioni di sfruttamento.
Si promuovono relazioni commerciali a lungo termine tra produttori e licenziatari
Il caffè deve essere coltivato e lavorato in condizioni rispettose dell'ambiente
I produttori di caffè ottengono un prezzo che copre i costi di produzione. Il prezzo minimo garantito da Max Havelaar è di 1,24 US$/lib per il caffè certificato in qualità convenzionale e di 1,39 US$/lib per quello in qualità biologica.
Qualora il prezzo di mercato mondiale superasse il prezzo garantito da Max Havelaar, l'organizzazione produttrice o la cooperativa agricola percepirebbe il prezzo del mercato mondiale (senza limitazioni verso l'alto) più un premio aggiuntivo di 0,05 US$ per il caffè convenzionale e 0,15 US$ per il caffè biologico

Attualmente, il caffè viene importato soprattutto dall'America Centrale (Nicaragua, Messico e altri) e solo in misura minore dall'Africa (soprattutto dalla Tanzania). La tostatura avviene nei paesi consumatori, tenendo conto dei gusti di questi. Lavorazioni intermedie, quali la trasformazione in caffè decaffeinato, avvengono anch'esse quasi esclusivamente nei paesi consumatori, anche perché di fatto questi Paesi aumentano i dazi per i prodotti trasformati, al fine di aumentare la parte di valore aggiunto a scapito dei paesi produttori.

Le preferenze dei consumatori fanno sí, che negli ultimi anni prevalga la varietà arabica, mentre la robusta svolge un ruolo sempre più marginale.

Nel 2003 la cooperazione fra la centrale di importazione del COMES Commercio
Alternativo, un gruppo di Botteghe del Mondo ed organizzazioni dell’ economia
solidale, il CEFA - organizzazione non governativa di sviluppo rurale, , la
cooperativa Yochin Tayel K’Inal del Chiapas (Messico) e l’associazione di
produttori ASIPOI del Quichè (Guatemala), da vita al “ Progetto Tatawelo”.
“Tatawelo” nella lingua dell’etnia Maya Tzotzil/Tzeltal significa “avo antico”: il
nome è stato scelto dalle popolazioni contadine indigene in onore degli antenati
che nel tempo hanno trasmesso loro le conoscenze per la coltivazione della
terra e la raccolta dei suoi frutti, volendo cosi sottolineare il desiderio di
continuità storica e culturale proprio dei contenuti e degli obiettivi del progetto.
Il Progetto Tatawelo infatti, attraverso l’importazione e la commercializzazione
di gustose miscele di caffè, punta ad sostenere direttamente meccanismi
di auto-sviluppo delle comunità indigene.
La ricerca di una maggiore autonomia è quindi un elemento essenziale delle
azioni che il progetto sostiene. Autonomia che non solo è frutto di
miglioramenti dal punto visto economico, ma anche di miglioramenti in vari
altri aspetti della società, nei campi dell’educazione, della sanità, dei diritti civili
e umani.
Autonomia è anche recupero della sovranità e della proprietà delle terre che, a
causa del colonialismo prima e dell’emarginazione e sfruttamento poi, sono
state negate loro da ormai troppo tempo: la ricerca migliori forme di
partecipazione e di governo dei propri territori è tema centrale, anche se in
forme diverse, dei popoli indigeni delle due regioni centroamericane.
Ma la ricerca di autonomia di queste comunità dal punto di vista economico
deve confrontarsi anche con la dipendenza da un prodotto coloniale – il caffè –
che essendo soggetto all’incertezza dei mercati internazionali ed al potere
spregiudicato degli intermediari, ha reso le popolazioni contadine sempre più
dipendenti e deboli, ponendo a rischio la capacità di soddisfare di anno in anno
i bisogni primari.
Per i sostenitori di questo Progetto Tatawelo lavorare per la “loro” autonomia
vuol dire innanzitutto riconoscere alle organizzazioni di produttori rispetto per
le loro scelte, essendo pronti alla costruzione di un confronto paritario, e dando
il giusto peso e valore alle “loro” decisioni, a volte molto più che alle nostre.


L'ambiente brasiliano orfano di Marina Silva. La ministra si è dimessa, in disaccordo con il governo Lula sull'Amazzonia


La tutela dell'ambiente, in Brasile, è passata in secondo piano. Il governo Lula la considera un freno allo "sviluppo". Così la ministra dell'Ambiente, Marina Silva, si è dimesso dal proprio incarico, denunciando "le difficoltà incontrate nell'implementare l'agenda federale di protezione ambientale" e, in particolare, la mancanza di un sostegno dell'esecutivo nella sua battaglia per la difesa dell'Amazzonia. Il governo tutela il latifondo, l'agro-industria e punta sullo sviluppo degli agro-combustibili. Il presidente Lula, al secondo mandato, non ha rifiutato le dimissioni. Marina Silva, ministra dell'Ambiente dal 2002, figlia di "seringueiros" nordestini, è nata a Seringal Bagaso, una sperduta piantagione di caucciù nello stato amazzonico dell’Acre, all’estremità nord-occidentale del Brasile. Ha trascorso un’infanzia povera, aiutando il padre nell’estrazione del lattice dagli alberi della gomma e la madre nei lavori del campo. Analfabeta fino ai 17 anni, come la maggior parte delle persone della zona, Marina è considerata la voce principale dell’Amazzonia e l’erede di Chico Mendes, il sindacalista ucciso nel 1988 per le sue lotte a favore dei "senza diritti". Alla ministra, premio Nobel alternativo per l'ambiente nel 1996,

Altra Economia aveva dedicato la copertina nel settembre del 2005: vi ripropon l'articolo questo mese.

giovedì 15 maggio 2008

III "VERTICE DEI POPOLI": SE LA MORALE DIVENTA POLITICA

III "VERTICE DEI POPOLI": SE LA MORALE DIVENTA POLITICA



Rappresentanti della società civile latino americana ed europea hanno aperto i lavori della III 'Cumbre de los Pueblos', la riunione parallela e alternativa al V Vertice tra America Latina e Caraibi e Unione Europea (Alc-Ue) cui partecipano capi di stato e di governo. Ospitato nella facoltà di ingegneria di Lima, il vertice popolare ha tra i suoi appuntamenti centrali un udienza del Tribunale permanente dei Popoli contro un ventina di multinazionali europee, di cui sette spagnole, accusate di abusi contro le popolazioni e l'ambiente in paesi dell'America Latina. "Se guardiamo alla storia - ha detto uno dei coordinatori del tribunale, David Llistar- ci sono tempi in cui le leggi sono tremendamente ingiuste o insufficienti; noi diamo voce alle vittime e ai gruppi vulnerabili facendo pressioni per attivare un processo in cui la morale si converta in una nuova volontà politica e giuridica per creare un sistema in cui prevalga la giustizia sociale sul profitto". Il Tribunale permanente dei popoli fu fondato in Italia nel 1979 sull'esempio dei tribunali diretti dal filosofo e premio Nobel Bertrand Russell riguardanti crimini di guerra e repressioni politiche, ma in questo caso con un orientamento al 'Diritto dei popoli'. Testimoni e vittime delle violazioni commesse dalle compagnie internazionali saranno ascoltati da un gruppo di giudici composto da esperti europei e americani in diritto internazionale, sociologia, economia e diritto del lavoro. Le denunce riguardano casi di inquinamento, deforestazione, sfruttamento del lavoro, finanziamenti per dighe idroelettriche con grave impatto ambientale, fornitura di servizi fondamentali, come l'acqua potabile, a prezzi insostenibili. Come sottolineato dagli organizzatori, si tratta di violazioni che nessun tribunale internazionale vuole perseguire, anche per limiti oggettivi di legge, portati perciò davanti a questa corte simbolica.

PERÙ
14/5/2008

mercoledì 14 maggio 2008

Biùtiful Cautri



Film shock sull'ecomafia e le discariche di rifiuti tossici in Campania

Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini degli
ecomafiosi. Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche. Storie di denuncia e testimonianza
del massacro di un territorio. Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti 1.200 discariche abusive di rifiuti
tossici. Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa camion e pale meccaniche al posto delle pistole. Una camorra dai colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse, raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi altro fenomeno criminale.

Biutiful cauntri prodotto da Lionello Cerri per Lumiere e Co, un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero ha ricevuto la mensione speciale al Torino Film Festival che si è svolto nel capoluogo piemontese. La violenza sotterranea ed invisibile delle ecomafie raccontata come in un reportage di guerra. Voci ed immagini da una terra violata, consumata dall'alleanza fra un nord "operoso" e senza scrupoli e le nuove forme della criminalità organizzata, raccontata con immagini inedite del traffico illecito dei rifiuti e per la prima volta sullo schermo intercettazione telefoniche che svelano l'arroganza, la violenza ed il cinismo degli eco criminali.

"Educhiamo alla legalita' contro i falsi idoli"

L’AQUILA. «Siate inadeguati a questo mondo che ci propone falsi idoli! Siate inadeguati!» Lo slogan di don Luigi Ciotti ai ragazzi delle sue comunità, diventa il filo conduttore della conferenza organizzata dall’associazione "Libera" dal tema "Cittadini fra legalità e responsabilità", nel teatro Don Orione di Avezzano nella diocesi dei Marsi alla presenza del vescovo Pietro Santoro.Don Ciotti ha esordito citando l’esperienza di don Bosco, sottolineando la valenza educativa, come fondamentale per sconfiggere le mafie: «Il nostro impegno deve partire dai ragazzi, dall’educazione alla legalità».

Cita così i testimoni e i martiri delle mafie, tra i quali don Pino Puglisi, don Peppe Diana, molti erano preti, educatori, capi scout. Don Ciotti afferma con forza: «Abbiamo la responsabilità della ricerca delle verità scomode, la denuncia è annuncio di salvezza» e poi tuona: «Chi sa deve parlare!. Bisogna educare le coscienze - continua - ad assumersi le proprie responsabilità. Ormai si parla sempre di società civile, ma in fondo tutti siamo civili. Io preferisco parlare di società responsabile. I ragazzi non cercano adulti perfetti, ma adulti credibili: noi abbiamo una grande responsabilità. La grande sfida culturale è quella dell’educazione». Il discorso poi scivola sui media, spesso incapaci di fare sana educazione, pronti a creare suggestioni e falsi bisogni. Calorosa è stata la reazione del vescovo all’incontro con don Ciotti definito da lui «testimone dell’Altro e dell’altro». Il coordinatore di "Libera" dell’Abruzzo, Giuseppe La Pietra, moderatore dell’incontro, ha sottolineato i dati allarmanti che emergono dagli ultimi studi e dalle statistiche circa la piaga dell’usura in Abruzzo, che si trova all’ottavo posto fra le regioni a rischio usura mentre la provincia dell’Aquila al 21esimo posto fra le province italiane. «Siamo tutti dentro una grande desertificazione dell’anima: l’invasione dei media, il disincanto per la presenza attiva nella società, la rassegnazione verso gli angoli bui dell’illegalità, il ripiegamento dentro un privato fatto di silenzi è
necessario riaccendere la stella della speranza reagendo alla cultura dell’impotenza e della rassegnazione». Queste le parole del vescovo Santoro che sottolinea l’impegno della diocesi a combattere l’usura grazie alla "Fondazione Antiusura Jubileum".

martedì 6 maggio 2008

EMERGENZA BIRMANIA!

BIRMANIA: COMITATO "ITALIA AIUTA" COORDINA EMERGENZA(AGI) - Roma, 6 mag. - Il comitato per le emergenze "Italia Aiuta" si e' attivato per prestare un primo soccorso alle popolazioni in Birmania colpite dalla furia del ciclone Nargis: "Servono pastiglie disinfettanti per l'acqua, utensili, kit igienico-sanitari e allestimento di rifugi temporanei", ha avvertito Silvia Facchinello, responsabile dei progetti Cesvi in Birmania, "la situazione nella capitale e' grave: mancano elettricita' e acqua potabile, le linee telefoniche non funzionano, tutte le vie di comunicazione sono interrotte da tronchi e macerie". E continua: "Il sud del Paese e' stato duramente colpito. Nella zona di Laputta un villaggio e' stato completamente spazzato via e circa 10.000 persone sono ferite, senza casa o scomparse". Al momento le priorita' sono la purificazione dell'acqua, che si sta rapidamente contaminando per la presenza di detriti e di animali morti, e il rifornimento di medicinali agli ospedali. "Dobbiamo intervenire subito", ha dichiarato Maurizio Carrara, presidente di 'Italia Aiuta', "la popolazione birmana e' gia' a rischio di epidemie e non possiamo aspettare che la situazione precipiti ulteriormente". Il coordinamento -formato dalle organizzazioni non governative Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Intersos e Movimondo, e dal settimanale Vita- sta fronteggiando la prima emergenza, ma ha bisogno di ulteriori fondi per poter continuare e ampliare l'intervento di soccorso ad altri settori. Per sostenere italia aiuta nelle operazioni di soccorso alla popolazione birmana: - sito www.italiaiuta.org tramite Pay Pal - c/c bancario presso Banca popolare Etica (codice IBAN IT69 J050 1801 6000 0000 0513 200) intestato a Italia Aiuta, causale 'SOS Birmania" - c/c postale n. 61106415 intestato a Italia Auta, causale 'Sos Birmania'. (AGI)

sabato 3 maggio 2008

CAMPAGNA MONDIALE CONTRO LA MALARIA

Il Segretario Generale dell'UNU ha chiesto questo fine settimana alla comunità internazionale a partecipare nella sua iniziativa per fermare i morti a causa della malaria entro il 2010.
A proporla è stato l'inviato speciale della Organizzazione per quella malattia, Ray Chambers, ha spiegato che l'iniziativa da Ban Ki-moon prevede misure che includono la distribuzione di zanzariere imbevute con insetticida alle persone più a rischio, attrezzature per la diagnostica alle cliniche e medicine prima di tutto in Africa Subsahariana.

Chambers accenno che secondo stime più conservatore, ogni 30 secondi muore un bambino.

"Il Segretario Generale non chiede di sradicare la malaria nei prossimi anni. Non è una cosa fattibile. Sono necessari anni o decadi per sradicarla e per questo è urgente trovare un vaccino" accennò Chambers.
Tanto l'inviato speciale dell'ONU per la Malaria, come la direttrice generale della Organizzazione Mondiale della Salute, Margaret Chan, hanno reso noto della necessità di investire di più nella ricerca scientifica e nei medicinali.

L'iniziativa, promossa per la celebrazione del Giorno Internazionale contro la malaria, costerà 6.000 milioni di dollari.

BENIN

Da quanto è stata lanciata la campagna in Marzo del 2007, sono state distribuite 1,8 milioni di zanzariere in tutto il territorio di Benìn. In totale, sono state acquistate 1,4 milioni grazie a una donazione di 31 milioni di dollari della Banca Mondiale. La copertura geografica è arrivata al 100,5% del previsto, rispetto alla copertura dei bambini censiti che è del 97,9%.

Secondo le ultime statistiche della Banca Mondiale, i livelli di copertura in termini di somministrazione di vitamina A y di albendaazol sono del 98,2% e del 88,3% rispettivamente.

In Benin, la malaria rappresenta un notevole problema di salute pubblica e per lo sviluppo nazionale. Le statistiche indicano che questa malattia sta causando stragi in tutte le regioni del paese e costituisce il principale motivo di visite mediche e ospedaliere( 34% delle persone che si recano alle strutture sanitarie in cerca di cura) I più vulnerabili alla malaria sono i minori di cinque anni e le donne incinte.

Di fronte a questa emergenza, il governo di Benìn, e attraverso il suo Ministero della Salute, è intervenuto in forma decisiva per combattere questo flagello mediante l'adozione di una nuova politica nazionale di lotta contro la malaria e di piano strategico di esecuzione per il periodo 2006-2010.

Tra le misure adottate in materia di prevenzione della malaria emergono la promozione dell'uso di zanzariere trattate con insetticida a effetto prolungato e il trattamento preventivo intermittente(TPI) per donne incinte.

L'obiettivo generale è ridurre alla metà il morbo e la mortalità relazionata con la malaria para il 2010, prendendo come referenzia le cifre registrate nel 2001.

"In termini generali, il programma ha dato al governo i mezzi necessari a promuovere un'operazione a gran scala ai fini di mobilizzare e sensibilizzare i vari segmenti della popolazione per l'uso delle zanzariere trattate con insetticida a effetto prolungato, cosa che dimostrato essere uno strumento molto efficace nel combattere la malaria", ha espresso Ayitè_Fily d'Almeida, responsabile della supervisione nella realizzazione di questo programma nella Banca Mondiale.

I casi meno complicati della malaria sono trattati con terapie combinate basate in artemisina(ACT) che gradualmente sostituirà la cloroquina nelle strutture sanitarie.
L'anno di messa in pratica, il programma ha già intrapreso numerose attività prioritarie, essendo una delle più significative la campagna nazionale organizzata per il governo nel Ottobre del 2008 per la distribuzione gratuita di zanzariere trattate con insetticida a effetto prolungato, vitamina A e albendazol tra i minori di cinque anni.
Il programma ha richiesto l'appoggio del governo, di tutti i soci dello sviluppo, delle comunità locali, delle ONG e dei messi di comunicazione. La cui stretta collaborazione ha reso possibile l'esito della campagna.
Nonostante tutto ci sono verificate alcune deficienze, come la scarsità di pennarelli indelebili che ha dato modo a tentati furti e frode in certi luoghi, interruzione nella somministrazione di albendazol, così come il rifiuto a somministrare zanzariere se il bambino non era presente nel momento della distribuzione.

I funzionari del Ministero della Salute a carico della organizzazione y la supervisione della campagna nazionale hanno determinato previamente i quantitativi esatti per villaggio, con i quali hanno assicurato la disponibilità di zanzariere trattate con l’insetticida a effetto prolungato e riducendo così le perdite al minimo.

Una costante informazione sulla campagna trasmessa dalla radio della comunità ha contribuito a ridurre in forma considerevole le preoccupazioni attorno alle zanzariere. D’altra parte, la distribuzione se ha visto ostacolata, quando si presero simultaneamente vermifugo e vitamina A.

CAMERUN

“Un Camerun dove nessuna persona patissi ne muoia di malaria, dovuto alla mancanza di accesso alla educazione, la mancanza di misure preventive o alla assenza di cure” E’ il principale obiettivo della nuova coalizione contro la malaria in questo paese.
Questa è la visione della Coalizione contro la malaria nel Camerun(Coalition contre la malaria au Camroun_ CCAM sigla in inglese) Nel primo anno di esistenza e nonostante la scarsità di risorse umane, logistiche e finanzieri, questa ONG camerunessa ha ottenuto risultati concreti che già iniziano e essere emulati.
La sua ambizione inizio a rendere i primi frutti grazie a un gruppo unificato di persone fisiche ed entità giuridiche spinte dal volontariato, avendo con se la speranza di sradicare un giorno la malaria.
Gli obiettivi della CCAM, che ha iniziato le sue attività in Gennaio del 2007 e gia si trova operando in 10 provinzie del paese, sono educare al pubblico sul modo di prevenire la malaria, rinforzare la capacità della società civile e aumentare la copertura mediatica e il dibattito pubblico sulla malaria.

“Al principio, l’iniziativa della CCAM mi pareva tanto ambiziosa che appena la avevo presso in considerazione (...)
Ma quando ho notato che le zanzariere trattate con insetticida distribuite da questa ONG salvava la vita di neonati nella provincia del nordest, ho deciso di collaborare con questo emozionante progetto”
Cinque gruppi tematici di volontari hanno lavorato regolarmente in diversi ambiti per combattere la malattia: commercio e comunicazione, salute pubblica, scienze biologiche, statistiche e epidemiologia, politica ed esecuzione, così come sviluppo e mobilitazione delle risorse. I risultati non tardarono in manifestarci.

In poco tempo, la CCAM ha promosso una serie di attività. Tra le quali, il gruppo ha pubblicato una guida pratica della malaria per sensibilizzare sempre di più persone alla prevenzione e cura. Ha anche stabilito il Camerooon Media Against Malaria(messi di Camerun contro la malaria_CAMAM, su sigla in inglese), ha organizzato un congresso dove i ricercatori esibirono i suoi lavori sulla malaria e hanno mobilizzato organizzazioni internazionali, tra le quali UNICEF e la FAO, con l’obiettivo di trovare più fondi e creare una coalizione più forte e unita contro la malaria nel Camerun.

Fino ad oggi, il gruppo ha aiutato a miliardi di persone, ha assegnato più di 10.000 zanzariere per letto offerte da UNICEF e ha ispezionato la capacità di gruppi comunitari di rilievo in tutte le province del Camerun. La CCAM ha inoltre contribuito con la redazione del componente sulla malaria del Fondo Mondiale nella lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria.
L’ apporto della ONG è consistito soprattutto nel promuovere l’enfasi di competenza di fronte alla malaria, uno strumento di promozione che incentiva la partecipazione e la responsabilità della comunità nella lotta contro questa malattia.

La ONG francese con uffici in Parigi, Ginevra, Buenos Aires, San Josè di Costa Rica, Kaedi(Mauritania) e Bamako(Mali) si aggiungono a questa campagna con un progetto di azione nel Circolo di Kita(Mali) in accordo con la Ong maliana APJFM e il Ministero della Salute pubblica, secondo un programma di lavoro elaborato per la dott.sa Alicia Luna di Argentina.
Qualsiasi apporto che si desidera offrire, dal volontariato a donazioni siano materiali o monetari, preghiamo contattare
cerediar.org@aliceadsl.fr

venerdì 28 marzo 2008











circoscrizione dell'Abruzzo UNIVERSITA' G. D'ANNUNZIO
Facoltà di Economia


Per un'etica nell'economia globalizzata

Ciclo di seminari
COORDINATI DALLA PROF.SSA LAURA NIERI

Facoltà di Economia - viale Pindaro, Pescara






mercoledi 2 aprile – ore 16.00 – Aula Magna “F. Caffè”
La finanza tra speculazione ed etica:
i mercati finanziari nell'epoca della globalizzazione
Andrea Baranes
Campagna per la riforma della Banca Mondiale – Fondazione Responsabilità Etica

introduzione: prof.ssa Anna Morgante,
Preside della Facoltà di Economia, Università “G. d’Annunzio”, Pescara


mercoledi 9 aprile – ore 16.00 – Aula Magna “F. Caffè”
Le sfide della sostenibilità ecologica
Giovanni Damiani
Docente di ecologia applicata, chimica ambientale e bioindicatori, Università Tuscia-Viterbo

introduzione: Luigia Petti, Professore Associato di Scienze merceologiche,
Università “G. d’Annunzio”, Pescara


giovedi 24 aprile – ore 10,30 – Aula Magna “F. Caffè”
La rivoluzione della responsabilità sociale delle imprese:
verso una felicità sostenibile
Leonardo Becchetti
Professore ordinario di Economia politica, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”

introduzione: Giuseppe Mauro,
Professore ordinario di Economia politica, Università “G. d’Annunzio”, Pescara


venerdi 9 maggio – ore 16.00 – Aula 13
Strumenti finanziari responsabili:
fondi etici, azionariato attivo, microcredito
Mauro Meggiolaro
Etica SGR

introduzione: Eliana Angelini, Docente di Economia degli intermediari finanziari,
Università “G. d’Annunzio”, Pescara


La partecipazione ai 4 seminari consente agli studenti della facoltà di Economia l’acquisizione di 1 CFU.
I seminari sono aperti al pubblico e avranno luogo nei locali dell'Università in viale Pindaro, Pescara.

giovedì 27 marzo 2008

Perchè Bio?

Per l’agricoltura biologica la qualità è plurale.
Ci sono, infatti, le quattro qualità che derivano dalla semplice applicazione delle norme di produzione europee (Reg. CEE 2092/91). Si tratta dunque di qualità certe e dovute che riguardano il migliore impatto ambientale, la salubrità, l’assenza di OGM e la garanzia del sistema di controllo e certificazione.
Ci sono, poi, altre qualità che riguardano caratteristiche non espressamente richieste dal Regolamento comunitario ma che i produttori, singoli o associati, possono decidere di attribuire ai loro prodotti applicando regole aggiuntive, o comportamenti particolari. Fra queste qualità, che sono in continua evoluzione, ricordiamo quelle del commercio equosolidale, della sovranità alimentare e della costruzione di un nuovo rapporto fra città e campagna.

Più salute con gusto
Sicurezza igienico-sanitaria, contenuto nutrizionale e qualità organolettica, in altre parole nutrirsi con gusto: questo è quello che ciascuno di noi vuole dal cibo che porta a tavola.I prodotti biologici, proprio per le tecniche agronomiche adottate, in particolare il non uso di sostanze chimiche di sintesi, sono di norma più sicuri degli altri dal punto di vista igienico-sanitario. Diverse ricerche dimostrano, poi, che il valore nutritivo dei prodotti biologici è spesso superione a quello dei prodotti convenzionali. In particolare è stato rilevato di frequente una maggiore presenza di preziose sostanze antiossidanti. Infine, nei pochi studi che mettono a confronto il gusto dei prodotti convenzionali e di quelli biologici, questi ultimi si collocano in genere al livello della qualità medio-alta dei primi. È sempre più frequente, infine, il buon posizionamento dei prodotti biologici nei concorsi.

Più amico dell’ambiente
Inquinamento di aria, acqua e suolo; erosione e perdita di fertilità del suolo; riduzione della biodiversità; elevati consumi energetici e produzione di gas serra (il “contributo” dell’agricoltura è stimato attorno al 7%): questi sono alcuni dei problemi creati dall’agricoltura convenzionale e che nemmeno la sua versione geneticamente modificata è in grado di risolvere, anzi.Su tutti questi problemi l’agricoltura biologica ha invece dimostrato di essere capace di offrire delle soluzioni, sia attraverso l’applicazione del Regolamento Cee, sia attraverso regole più restrittive adottate volontariamente dagli agricoltori. L’agricoltura biologica, infatti, riduce al minimo il rilascio di residui nel terreno, nell’aria e nell’acqua, conserva la naturale fertilità del suolo, salvaguarda la complessità dell’agroecosistema e la sua biodiversità, consuma meno energia.

Libertà dagli OGM
Nel 1991, quando fu approvato il Regolamento Cee per l’agricoltura biologica, gli OGM – Organismi Geneticamente Modificati – erano molto meno noti e, soprattutto, erano molto meno diffusi di quanto lo sono oggi. Eppure, già allora un articolo di quel regolamento ne vietava espressamente l’uso in agricoltura biologica. Il movimento internazionale per l’agricoltura biologica, che aveva voluto e promosso quel regolamento, aveva intuito le incognite e i rischi insiti nell’uso di OGM in agricoltura.Come è risultato più chiaro dopo, si tratta di incognite e rischi che investono l’ambiente, la salute umana e la stessa possibilità dei popoli di scegliere cosa produrre e come alimentarsi. La strada proposta dall’agricoltura geneticamente modificata è l’opposto di quella proposta dall’agricoltura biologica: per questo la loro coesistenza è impossibile.

Sai cosa mangi
Sapere cosa si mangia significa conoscere nelle linee essenziali in che modo un alimento è prodotto in tutti i suoi passaggi, dal campo al punto vendita. Perché ciò sia possibile almeno due condizioni sono necessarie: un insieme di regole cui deve sottostare la produzione e la distribuzione di un cibo, uno o più organismi indipendenti che controllano l’applicazione delle norme e la certificano ai consumatori.Questo è ciò che accade per i prodotti biologici, con l’applicazione del Regolamento Cee 2092/91, attraverso un’attività di ispezione che investe sia il processo produttivo, sia il prodotto finale, dal campo alla tavola. Si tratta di un sistema sicuramente suscettibile di miglioramento e attualmente, a oltre ventanni dall’inizio della sua applicazione, è sottoposto a un processo di revisione. Tuttavia, quello del biologico è ancora oggi quello che, almeno in campo alimentare, offre maggiori garanzie.