lunedì 26 maggio 2008

Caffè e Commercio Equo e Solidale

Nell'ambito del Commercio equo-solidale, il caffè assume un ruolo centrale, sia perché è stato uno dei primissimi prodotti coloniali ad essere commercializzato con regole non finalizzate al profitto (Africaffè), sia per il suo valore simbolico.

Il caffè è stato il primo prodotto ad essere certificato come prodotto equo e solidale, in cui viene stabilito il rapporto commerciale diretto tra operatori commerciali europei e le organizzazioni produttrici del sud del mondo. Esistono criteri e regole che devono essere rispettate per far in modo che il caffè possa essere riconosciuto come equo e solidale:

Il caffè deve provenire da cooperative di piccoli contadini certificate dal commercio equo (si esclude in tal modo il commercio intermedio locale che sovente impone condizioni di sfruttamento.
Si promuovono relazioni commerciali a lungo termine tra produttori e licenziatari
Il caffè deve essere coltivato e lavorato in condizioni rispettose dell'ambiente
I produttori di caffè ottengono un prezzo che copre i costi di produzione. Il prezzo minimo garantito da Max Havelaar è di 1,24 US$/lib per il caffè certificato in qualità convenzionale e di 1,39 US$/lib per quello in qualità biologica.
Qualora il prezzo di mercato mondiale superasse il prezzo garantito da Max Havelaar, l'organizzazione produttrice o la cooperativa agricola percepirebbe il prezzo del mercato mondiale (senza limitazioni verso l'alto) più un premio aggiuntivo di 0,05 US$ per il caffè convenzionale e 0,15 US$ per il caffè biologico

Attualmente, il caffè viene importato soprattutto dall'America Centrale (Nicaragua, Messico e altri) e solo in misura minore dall'Africa (soprattutto dalla Tanzania). La tostatura avviene nei paesi consumatori, tenendo conto dei gusti di questi. Lavorazioni intermedie, quali la trasformazione in caffè decaffeinato, avvengono anch'esse quasi esclusivamente nei paesi consumatori, anche perché di fatto questi Paesi aumentano i dazi per i prodotti trasformati, al fine di aumentare la parte di valore aggiunto a scapito dei paesi produttori.

Le preferenze dei consumatori fanno sí, che negli ultimi anni prevalga la varietà arabica, mentre la robusta svolge un ruolo sempre più marginale.

Nel 2003 la cooperazione fra la centrale di importazione del COMES Commercio
Alternativo, un gruppo di Botteghe del Mondo ed organizzazioni dell’ economia
solidale, il CEFA - organizzazione non governativa di sviluppo rurale, , la
cooperativa Yochin Tayel K’Inal del Chiapas (Messico) e l’associazione di
produttori ASIPOI del Quichè (Guatemala), da vita al “ Progetto Tatawelo”.
“Tatawelo” nella lingua dell’etnia Maya Tzotzil/Tzeltal significa “avo antico”: il
nome è stato scelto dalle popolazioni contadine indigene in onore degli antenati
che nel tempo hanno trasmesso loro le conoscenze per la coltivazione della
terra e la raccolta dei suoi frutti, volendo cosi sottolineare il desiderio di
continuità storica e culturale proprio dei contenuti e degli obiettivi del progetto.
Il Progetto Tatawelo infatti, attraverso l’importazione e la commercializzazione
di gustose miscele di caffè, punta ad sostenere direttamente meccanismi
di auto-sviluppo delle comunità indigene.
La ricerca di una maggiore autonomia è quindi un elemento essenziale delle
azioni che il progetto sostiene. Autonomia che non solo è frutto di
miglioramenti dal punto visto economico, ma anche di miglioramenti in vari
altri aspetti della società, nei campi dell’educazione, della sanità, dei diritti civili
e umani.
Autonomia è anche recupero della sovranità e della proprietà delle terre che, a
causa del colonialismo prima e dell’emarginazione e sfruttamento poi, sono
state negate loro da ormai troppo tempo: la ricerca migliori forme di
partecipazione e di governo dei propri territori è tema centrale, anche se in
forme diverse, dei popoli indigeni delle due regioni centroamericane.
Ma la ricerca di autonomia di queste comunità dal punto di vista economico
deve confrontarsi anche con la dipendenza da un prodotto coloniale – il caffè –
che essendo soggetto all’incertezza dei mercati internazionali ed al potere
spregiudicato degli intermediari, ha reso le popolazioni contadine sempre più
dipendenti e deboli, ponendo a rischio la capacità di soddisfare di anno in anno
i bisogni primari.
Per i sostenitori di questo Progetto Tatawelo lavorare per la “loro” autonomia
vuol dire innanzitutto riconoscere alle organizzazioni di produttori rispetto per
le loro scelte, essendo pronti alla costruzione di un confronto paritario, e dando
il giusto peso e valore alle “loro” decisioni, a volte molto più che alle nostre.


L'ambiente brasiliano orfano di Marina Silva. La ministra si è dimessa, in disaccordo con il governo Lula sull'Amazzonia


La tutela dell'ambiente, in Brasile, è passata in secondo piano. Il governo Lula la considera un freno allo "sviluppo". Così la ministra dell'Ambiente, Marina Silva, si è dimesso dal proprio incarico, denunciando "le difficoltà incontrate nell'implementare l'agenda federale di protezione ambientale" e, in particolare, la mancanza di un sostegno dell'esecutivo nella sua battaglia per la difesa dell'Amazzonia. Il governo tutela il latifondo, l'agro-industria e punta sullo sviluppo degli agro-combustibili. Il presidente Lula, al secondo mandato, non ha rifiutato le dimissioni. Marina Silva, ministra dell'Ambiente dal 2002, figlia di "seringueiros" nordestini, è nata a Seringal Bagaso, una sperduta piantagione di caucciù nello stato amazzonico dell’Acre, all’estremità nord-occidentale del Brasile. Ha trascorso un’infanzia povera, aiutando il padre nell’estrazione del lattice dagli alberi della gomma e la madre nei lavori del campo. Analfabeta fino ai 17 anni, come la maggior parte delle persone della zona, Marina è considerata la voce principale dell’Amazzonia e l’erede di Chico Mendes, il sindacalista ucciso nel 1988 per le sue lotte a favore dei "senza diritti". Alla ministra, premio Nobel alternativo per l'ambiente nel 1996,

Altra Economia aveva dedicato la copertina nel settembre del 2005: vi ripropon l'articolo questo mese.

giovedì 15 maggio 2008

III "VERTICE DEI POPOLI": SE LA MORALE DIVENTA POLITICA

III "VERTICE DEI POPOLI": SE LA MORALE DIVENTA POLITICA



Rappresentanti della società civile latino americana ed europea hanno aperto i lavori della III 'Cumbre de los Pueblos', la riunione parallela e alternativa al V Vertice tra America Latina e Caraibi e Unione Europea (Alc-Ue) cui partecipano capi di stato e di governo. Ospitato nella facoltà di ingegneria di Lima, il vertice popolare ha tra i suoi appuntamenti centrali un udienza del Tribunale permanente dei Popoli contro un ventina di multinazionali europee, di cui sette spagnole, accusate di abusi contro le popolazioni e l'ambiente in paesi dell'America Latina. "Se guardiamo alla storia - ha detto uno dei coordinatori del tribunale, David Llistar- ci sono tempi in cui le leggi sono tremendamente ingiuste o insufficienti; noi diamo voce alle vittime e ai gruppi vulnerabili facendo pressioni per attivare un processo in cui la morale si converta in una nuova volontà politica e giuridica per creare un sistema in cui prevalga la giustizia sociale sul profitto". Il Tribunale permanente dei popoli fu fondato in Italia nel 1979 sull'esempio dei tribunali diretti dal filosofo e premio Nobel Bertrand Russell riguardanti crimini di guerra e repressioni politiche, ma in questo caso con un orientamento al 'Diritto dei popoli'. Testimoni e vittime delle violazioni commesse dalle compagnie internazionali saranno ascoltati da un gruppo di giudici composto da esperti europei e americani in diritto internazionale, sociologia, economia e diritto del lavoro. Le denunce riguardano casi di inquinamento, deforestazione, sfruttamento del lavoro, finanziamenti per dighe idroelettriche con grave impatto ambientale, fornitura di servizi fondamentali, come l'acqua potabile, a prezzi insostenibili. Come sottolineato dagli organizzatori, si tratta di violazioni che nessun tribunale internazionale vuole perseguire, anche per limiti oggettivi di legge, portati perciò davanti a questa corte simbolica.

PERÙ
14/5/2008

mercoledì 14 maggio 2008

Biùtiful Cautri



Film shock sull'ecomafia e le discariche di rifiuti tossici in Campania

Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini degli
ecomafiosi. Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche. Storie di denuncia e testimonianza
del massacro di un territorio. Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti 1.200 discariche abusive di rifiuti
tossici. Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa camion e pale meccaniche al posto delle pistole. Una camorra dai colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse, raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi altro fenomeno criminale.

Biutiful cauntri prodotto da Lionello Cerri per Lumiere e Co, un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero ha ricevuto la mensione speciale al Torino Film Festival che si è svolto nel capoluogo piemontese. La violenza sotterranea ed invisibile delle ecomafie raccontata come in un reportage di guerra. Voci ed immagini da una terra violata, consumata dall'alleanza fra un nord "operoso" e senza scrupoli e le nuove forme della criminalità organizzata, raccontata con immagini inedite del traffico illecito dei rifiuti e per la prima volta sullo schermo intercettazione telefoniche che svelano l'arroganza, la violenza ed il cinismo degli eco criminali.

"Educhiamo alla legalita' contro i falsi idoli"

L’AQUILA. «Siate inadeguati a questo mondo che ci propone falsi idoli! Siate inadeguati!» Lo slogan di don Luigi Ciotti ai ragazzi delle sue comunità, diventa il filo conduttore della conferenza organizzata dall’associazione "Libera" dal tema "Cittadini fra legalità e responsabilità", nel teatro Don Orione di Avezzano nella diocesi dei Marsi alla presenza del vescovo Pietro Santoro.Don Ciotti ha esordito citando l’esperienza di don Bosco, sottolineando la valenza educativa, come fondamentale per sconfiggere le mafie: «Il nostro impegno deve partire dai ragazzi, dall’educazione alla legalità».

Cita così i testimoni e i martiri delle mafie, tra i quali don Pino Puglisi, don Peppe Diana, molti erano preti, educatori, capi scout. Don Ciotti afferma con forza: «Abbiamo la responsabilità della ricerca delle verità scomode, la denuncia è annuncio di salvezza» e poi tuona: «Chi sa deve parlare!. Bisogna educare le coscienze - continua - ad assumersi le proprie responsabilità. Ormai si parla sempre di società civile, ma in fondo tutti siamo civili. Io preferisco parlare di società responsabile. I ragazzi non cercano adulti perfetti, ma adulti credibili: noi abbiamo una grande responsabilità. La grande sfida culturale è quella dell’educazione». Il discorso poi scivola sui media, spesso incapaci di fare sana educazione, pronti a creare suggestioni e falsi bisogni. Calorosa è stata la reazione del vescovo all’incontro con don Ciotti definito da lui «testimone dell’Altro e dell’altro». Il coordinatore di "Libera" dell’Abruzzo, Giuseppe La Pietra, moderatore dell’incontro, ha sottolineato i dati allarmanti che emergono dagli ultimi studi e dalle statistiche circa la piaga dell’usura in Abruzzo, che si trova all’ottavo posto fra le regioni a rischio usura mentre la provincia dell’Aquila al 21esimo posto fra le province italiane. «Siamo tutti dentro una grande desertificazione dell’anima: l’invasione dei media, il disincanto per la presenza attiva nella società, la rassegnazione verso gli angoli bui dell’illegalità, il ripiegamento dentro un privato fatto di silenzi è
necessario riaccendere la stella della speranza reagendo alla cultura dell’impotenza e della rassegnazione». Queste le parole del vescovo Santoro che sottolinea l’impegno della diocesi a combattere l’usura grazie alla "Fondazione Antiusura Jubileum".

martedì 6 maggio 2008

EMERGENZA BIRMANIA!

BIRMANIA: COMITATO "ITALIA AIUTA" COORDINA EMERGENZA(AGI) - Roma, 6 mag. - Il comitato per le emergenze "Italia Aiuta" si e' attivato per prestare un primo soccorso alle popolazioni in Birmania colpite dalla furia del ciclone Nargis: "Servono pastiglie disinfettanti per l'acqua, utensili, kit igienico-sanitari e allestimento di rifugi temporanei", ha avvertito Silvia Facchinello, responsabile dei progetti Cesvi in Birmania, "la situazione nella capitale e' grave: mancano elettricita' e acqua potabile, le linee telefoniche non funzionano, tutte le vie di comunicazione sono interrotte da tronchi e macerie". E continua: "Il sud del Paese e' stato duramente colpito. Nella zona di Laputta un villaggio e' stato completamente spazzato via e circa 10.000 persone sono ferite, senza casa o scomparse". Al momento le priorita' sono la purificazione dell'acqua, che si sta rapidamente contaminando per la presenza di detriti e di animali morti, e il rifornimento di medicinali agli ospedali. "Dobbiamo intervenire subito", ha dichiarato Maurizio Carrara, presidente di 'Italia Aiuta', "la popolazione birmana e' gia' a rischio di epidemie e non possiamo aspettare che la situazione precipiti ulteriormente". Il coordinamento -formato dalle organizzazioni non governative Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Intersos e Movimondo, e dal settimanale Vita- sta fronteggiando la prima emergenza, ma ha bisogno di ulteriori fondi per poter continuare e ampliare l'intervento di soccorso ad altri settori. Per sostenere italia aiuta nelle operazioni di soccorso alla popolazione birmana: - sito www.italiaiuta.org tramite Pay Pal - c/c bancario presso Banca popolare Etica (codice IBAN IT69 J050 1801 6000 0000 0513 200) intestato a Italia Aiuta, causale 'SOS Birmania" - c/c postale n. 61106415 intestato a Italia Auta, causale 'Sos Birmania'. (AGI)

sabato 3 maggio 2008

CAMPAGNA MONDIALE CONTRO LA MALARIA

Il Segretario Generale dell'UNU ha chiesto questo fine settimana alla comunità internazionale a partecipare nella sua iniziativa per fermare i morti a causa della malaria entro il 2010.
A proporla è stato l'inviato speciale della Organizzazione per quella malattia, Ray Chambers, ha spiegato che l'iniziativa da Ban Ki-moon prevede misure che includono la distribuzione di zanzariere imbevute con insetticida alle persone più a rischio, attrezzature per la diagnostica alle cliniche e medicine prima di tutto in Africa Subsahariana.

Chambers accenno che secondo stime più conservatore, ogni 30 secondi muore un bambino.

"Il Segretario Generale non chiede di sradicare la malaria nei prossimi anni. Non è una cosa fattibile. Sono necessari anni o decadi per sradicarla e per questo è urgente trovare un vaccino" accennò Chambers.
Tanto l'inviato speciale dell'ONU per la Malaria, come la direttrice generale della Organizzazione Mondiale della Salute, Margaret Chan, hanno reso noto della necessità di investire di più nella ricerca scientifica e nei medicinali.

L'iniziativa, promossa per la celebrazione del Giorno Internazionale contro la malaria, costerà 6.000 milioni di dollari.

BENIN

Da quanto è stata lanciata la campagna in Marzo del 2007, sono state distribuite 1,8 milioni di zanzariere in tutto il territorio di Benìn. In totale, sono state acquistate 1,4 milioni grazie a una donazione di 31 milioni di dollari della Banca Mondiale. La copertura geografica è arrivata al 100,5% del previsto, rispetto alla copertura dei bambini censiti che è del 97,9%.

Secondo le ultime statistiche della Banca Mondiale, i livelli di copertura in termini di somministrazione di vitamina A y di albendaazol sono del 98,2% e del 88,3% rispettivamente.

In Benin, la malaria rappresenta un notevole problema di salute pubblica e per lo sviluppo nazionale. Le statistiche indicano che questa malattia sta causando stragi in tutte le regioni del paese e costituisce il principale motivo di visite mediche e ospedaliere( 34% delle persone che si recano alle strutture sanitarie in cerca di cura) I più vulnerabili alla malaria sono i minori di cinque anni e le donne incinte.

Di fronte a questa emergenza, il governo di Benìn, e attraverso il suo Ministero della Salute, è intervenuto in forma decisiva per combattere questo flagello mediante l'adozione di una nuova politica nazionale di lotta contro la malaria e di piano strategico di esecuzione per il periodo 2006-2010.

Tra le misure adottate in materia di prevenzione della malaria emergono la promozione dell'uso di zanzariere trattate con insetticida a effetto prolungato e il trattamento preventivo intermittente(TPI) per donne incinte.

L'obiettivo generale è ridurre alla metà il morbo e la mortalità relazionata con la malaria para il 2010, prendendo come referenzia le cifre registrate nel 2001.

"In termini generali, il programma ha dato al governo i mezzi necessari a promuovere un'operazione a gran scala ai fini di mobilizzare e sensibilizzare i vari segmenti della popolazione per l'uso delle zanzariere trattate con insetticida a effetto prolungato, cosa che dimostrato essere uno strumento molto efficace nel combattere la malaria", ha espresso Ayitè_Fily d'Almeida, responsabile della supervisione nella realizzazione di questo programma nella Banca Mondiale.

I casi meno complicati della malaria sono trattati con terapie combinate basate in artemisina(ACT) che gradualmente sostituirà la cloroquina nelle strutture sanitarie.
L'anno di messa in pratica, il programma ha già intrapreso numerose attività prioritarie, essendo una delle più significative la campagna nazionale organizzata per il governo nel Ottobre del 2008 per la distribuzione gratuita di zanzariere trattate con insetticida a effetto prolungato, vitamina A e albendazol tra i minori di cinque anni.
Il programma ha richiesto l'appoggio del governo, di tutti i soci dello sviluppo, delle comunità locali, delle ONG e dei messi di comunicazione. La cui stretta collaborazione ha reso possibile l'esito della campagna.
Nonostante tutto ci sono verificate alcune deficienze, come la scarsità di pennarelli indelebili che ha dato modo a tentati furti e frode in certi luoghi, interruzione nella somministrazione di albendazol, così come il rifiuto a somministrare zanzariere se il bambino non era presente nel momento della distribuzione.

I funzionari del Ministero della Salute a carico della organizzazione y la supervisione della campagna nazionale hanno determinato previamente i quantitativi esatti per villaggio, con i quali hanno assicurato la disponibilità di zanzariere trattate con l’insetticida a effetto prolungato e riducendo così le perdite al minimo.

Una costante informazione sulla campagna trasmessa dalla radio della comunità ha contribuito a ridurre in forma considerevole le preoccupazioni attorno alle zanzariere. D’altra parte, la distribuzione se ha visto ostacolata, quando si presero simultaneamente vermifugo e vitamina A.

CAMERUN

“Un Camerun dove nessuna persona patissi ne muoia di malaria, dovuto alla mancanza di accesso alla educazione, la mancanza di misure preventive o alla assenza di cure” E’ il principale obiettivo della nuova coalizione contro la malaria in questo paese.
Questa è la visione della Coalizione contro la malaria nel Camerun(Coalition contre la malaria au Camroun_ CCAM sigla in inglese) Nel primo anno di esistenza e nonostante la scarsità di risorse umane, logistiche e finanzieri, questa ONG camerunessa ha ottenuto risultati concreti che già iniziano e essere emulati.
La sua ambizione inizio a rendere i primi frutti grazie a un gruppo unificato di persone fisiche ed entità giuridiche spinte dal volontariato, avendo con se la speranza di sradicare un giorno la malaria.
Gli obiettivi della CCAM, che ha iniziato le sue attività in Gennaio del 2007 e gia si trova operando in 10 provinzie del paese, sono educare al pubblico sul modo di prevenire la malaria, rinforzare la capacità della società civile e aumentare la copertura mediatica e il dibattito pubblico sulla malaria.

“Al principio, l’iniziativa della CCAM mi pareva tanto ambiziosa che appena la avevo presso in considerazione (...)
Ma quando ho notato che le zanzariere trattate con insetticida distribuite da questa ONG salvava la vita di neonati nella provincia del nordest, ho deciso di collaborare con questo emozionante progetto”
Cinque gruppi tematici di volontari hanno lavorato regolarmente in diversi ambiti per combattere la malattia: commercio e comunicazione, salute pubblica, scienze biologiche, statistiche e epidemiologia, politica ed esecuzione, così come sviluppo e mobilitazione delle risorse. I risultati non tardarono in manifestarci.

In poco tempo, la CCAM ha promosso una serie di attività. Tra le quali, il gruppo ha pubblicato una guida pratica della malaria per sensibilizzare sempre di più persone alla prevenzione e cura. Ha anche stabilito il Camerooon Media Against Malaria(messi di Camerun contro la malaria_CAMAM, su sigla in inglese), ha organizzato un congresso dove i ricercatori esibirono i suoi lavori sulla malaria e hanno mobilizzato organizzazioni internazionali, tra le quali UNICEF e la FAO, con l’obiettivo di trovare più fondi e creare una coalizione più forte e unita contro la malaria nel Camerun.

Fino ad oggi, il gruppo ha aiutato a miliardi di persone, ha assegnato più di 10.000 zanzariere per letto offerte da UNICEF e ha ispezionato la capacità di gruppi comunitari di rilievo in tutte le province del Camerun. La CCAM ha inoltre contribuito con la redazione del componente sulla malaria del Fondo Mondiale nella lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria.
L’ apporto della ONG è consistito soprattutto nel promuovere l’enfasi di competenza di fronte alla malaria, uno strumento di promozione che incentiva la partecipazione e la responsabilità della comunità nella lotta contro questa malattia.

La ONG francese con uffici in Parigi, Ginevra, Buenos Aires, San Josè di Costa Rica, Kaedi(Mauritania) e Bamako(Mali) si aggiungono a questa campagna con un progetto di azione nel Circolo di Kita(Mali) in accordo con la Ong maliana APJFM e il Ministero della Salute pubblica, secondo un programma di lavoro elaborato per la dott.sa Alicia Luna di Argentina.
Qualsiasi apporto che si desidera offrire, dal volontariato a donazioni siano materiali o monetari, preghiamo contattare
cerediar.org@aliceadsl.fr