venerdì 24 gennaio 2014

“…GABER gaber” Il Teatro Canzone



  • Circolo Culturale Chaikhana, via Edmondo De Amicis 13, Roseto Degli Abruzzi (TE)
  • “Esistono due modi di far spettacolo: o vai sul palcoscenico per farti vedere (e quindi affermi te stesso), o ci vai perché cerchi una comunicazione col pubblico. Non dico che con noi in teatro si formi un'appartenenza, ma certo nasce qualcosa che ne fa parte. Sa perché alla fine io grido, faccio queste smorfie, ho queste reazioni? Perché mi vergogno, e mi vergogno perché sono stupito di questo riconoscimento che avviene tutte le sere su cose che io e Luporini abbiamo in qualche modo scoperto per noi stessi. È questo che rende il mio mestiere uno dei più belli che si possano fare. Cosa volere di più, per 120 sere all'anno? ["GABER. ALLA RICERCA DELL'IO", TRACCE MAGGIO 1999]”

    @CIRCOLO CULTURALE CHAIKHANA
    Roseto Degli Abruzzi (TE)

    1° FEBBRAIO 2014
    ORE 22,00

    Compagnia Teatrale “La Meccanica Delle Tende” presenta:

    “…GABER gaber”

    Spettacolo di Teatro Canzone
    con Massimiliano D’Aloiso

    Perché Gaber? Per il semplice motivo che un uomo che è stato artista immenso ed impeccabile merita sempre di essere ricordato. Senza mettersi a fare della retorica sul contenuto della sua opera e senza star lì a puntualizzare quanto fosse geniale e penetrante.
    Con quale criterio si può affrontare Gaber, confrontarsi con lui?
    La questione è nel percorso. Giorgio Gaber è un gigante, una montagna ardua da scalare. Ma chi ama la montagna sa che quando si arriva lassù, quando si è percorsa in tutti i suoi sentieri, conoscendola e rispettandola, la vista ti restituisce tutto ciò che hai dato. Interpretare Gaber è così. Non lo si fa per affermarsi nell’ego ma per imparare qualcosa, per ricevere. Ed è questo piacere della scoperta che voglio comunicare al pubblico. Non importa se qualcuno ha salito la montagna meglio di me e più velocemente; conta il fatto di volerla condividere con gioia.

    Nel Teatro Canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini (co-autore del teatro gaberiano) convergono tutti i mestieri che hanno a che fare con la scena: musicista, cantante, cabarettista, intrattenitore, presentatore, attore, comico; e l’artigianato artistico di Gaber era così alto da possederli tutti.

    “Era tale la gioia, l'entusiasmo che mi procuravano questi nuovi incontri in teatro, economicamente tutt'altro che soddisfacenti! Perché questo va detto: quando smisi con la TV i teatri me li trovai vuoti, non pieni! Azzerata la mia immagine televisiva, mi ritrovavo senza alcun aiuto da parte della stampa, affidato al solo passaparola del pubblico, che allora era allucinante. Rifiutare la TV era un privilegio che potevo permettermi, avendo da parte qualche soldino, ma ricordo d'essere andato un anno in certi teatri e di aver fatto 100 persone, salvo poi tornarvi l'anno dopo e farne 2.000! C'era veramente un bisogno di qualcosa che non fosse la televisione, grande dominatrice invece degli anni Sessanta, e la mia è stata una conquista graduale, persona per persona, di un nuovo pubblico! [GUIDO HARARI, "GIORGIO GABER", ROCKSTAR - GENNAIO 1993]”

    Quando nel 1970 Giorgio Gaber lascia la televisione che lo aveva reso famoso, lo fa con la convinzione di aver fatto la cosa giusta. Non trova lì dentro il suo pubblico, quello che lo conosceva esclusivamente per il suo eccezionale carisma carico di ironia e comicità. Deve conquistarne uno nuovo e lo fa tirando fuori tutte le sfaccettature della sua personalità artistica e sociale, buttandoci dentro l’intelletto, la politica, i comportamenti, le ossessioni, le debolezze, le ingiustizie, le emozioni, la vita stessa.

    “Certe volte mi chiedo perché non me ne resto più tranquillo, perché non mi metto a scrivere cosette rasserenanti, magari gioiose. Poi mi guardo intorno, vedo che ci stiamo tutti abituando al grigiore, alla piattezza, alla rassegnazione, e mi accorgo che il mio compito, il mio lavoro, è quello di dire le cose che gli altri non dicono. Le cose che voi giornalisti non avete più il coraggio di scrivere. Vorrei sapere, per esempio, perché fino a qualche anno fa si poteva parlare liberamente di Moro, dicendo che anche lui è responsabile del disastro in cui ci troviamo, mentre oggi non si può più. La retorica ufficiale, la pietà istituzionale, ci impediscono di avere reazioni spontanee, umane. Anche di provare pena, dolore (...) …ci chiedevano: ma chi ve lo fa fare? Perché prendersela tanto? Loro pensano che non sia il caso di indignarsi. Che va bene tutto. E invece no: va bene un cazzo. Se non si lotta per cercare una ragione, per inseguire la chiarezza, tanto vale crepare. Anch'io mi diverto molto a giocare a palla. Ma per due ore al giorno, non per dodici. [MICHELE SERRA, "GIORGIO GABER. LA CANZONE A TEATRO", IL SAGGIATORE, MILANO 1982]”


    Vi aspettiamo SABATO 1° FEBBRAIO alle 22,00 al CHAIKHANA
    !

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